Risorge l’unicum degli Unicum: La Casa dei Vettii a Pompei. Martino Ariano. Madrid
Risorge l’unicum degli Unicum: La Casa dei Vettii a Pompei
di Martino Ariano
Dopo 20 anni ritorna fruibile una delle case più note del sito archeologico di Pompei: la Casa dei Vettii.
Il sito di Pompei è noto a livello mondiale detenendo il record di visitatori.
Il piano di restauro e scavi realizzato negli ultimi anni ha restituito all’umanità unicum di estrema importanza storica, archeologica ed artistica.
L’ultima notizia in tal senso è quella legata alla riapertura al pubblico di una delle domus più importanti del sito.
La domus dei Vettii, scavata tra il 1894 e il 1896, è uno dei massimi esempi dell’arte romana del I secolo d.C., grazie al suo stato di conservazione ma soprattutto grazie al suo eccezionale corredo decorativo.
Infatti al suo interno è costellata sia di splendidi affreschi risalenti all’ultima fase della pittura parietale pompeiana sia di statue.
I proprietari della dimora furono Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus, due liberti, ovvero ex schiavi, divenuti successivamente ricchi commercianti di vino. È ipotizzabile che la villa non fu costruita ex novo dai Vettii, ma che abbiano acquistato una antica costruzione per poi restaurarla e arricchirla di opere d’arte. Inoltre, ci fu un ulteriore rimaneggiamento post sisma del 62 d.C., e poi seppellita, come il resto della città, da cenere e lapilli nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
L’iter del restauro fu lungo ed ebbe inizio nel 2002, quando l’intera struttura fu chiusa al pubblico per interventi urgenti di restauro e messa in sicurezza. Riaperta parzialmente nel 2016, fu richiusa nel 2020 per ultimare i lavori per il ripristino delle coperture ed il restauro.
Attualmente, la casa dei Vettii è stata dotata di un innovativo sistema d’illuminazione a led, che permetterà sia il risparmio energetico sia una migliore qualità visiva delle decorazioni. Tra i numerosi restauri, c’è stato quello del ripristino del giardino con specie antiche.
Entrare al suo interno è come viaggiare nel tempo (questa sensazione la si vive in realtà in vicolo, strada, villa del sito archeologico di Pompei o di Ercolano, ancora meglio conservato).
Questa volta, seguendo la mappa qui sotto riportata, lascio l’arte contemporanea, per guidarvi in un gioiello archeologico italiano.
Varcato l’ingresso, il vestibolo, si aprono ai nostri occhi due atrium (A, B): il primo (A), che si apre dinanzi a noi ed è il più grande, riccamente decorato, presenta un grande impluvium (vasca di raccoglimento dell’acqua piovana, utilizzata per alimentare le fontane ed i bagni), attorno al quale si aprono diverse stanze (un cubiculum [C], un oecus [1], un ripostiglio [2], un peristilium [4] con giardino [5], un oecus [8] e un guardaroba [9]) e la scala d’accesso al piano superiore; il secondo atrio (B), più piccolo e meno decorato, si apre alla nostra destra, presentante anch’esso un piccolo impluvium è collegato al lato servile della domus, con la cucina (K) e una stanza, denominata del Priapo (P).
Nell’ingresso ci accoglie un affresco, la figura di Priapo che regge una bilancia, sui cui piatti ci sono da un lato il membro gigantesco di Priapo e sull’altro una borsa piena di monete, a simboleggiare rispettivamente la prosperità e la ricchezza degli abitanti della casa.
Tra i corredi pittorici, il più noto è quello del salone (3) che da al peristilium (portico) [4] con giardino [5].
Le pareti, riccamente affrescate, presentano 3 registri: quello superiore vede come protagonisti Poeti circondati da Muse, Menadi e Satiri; nel registro intermedio candelabri e tripodi scandiscono ed incorniciano la suddivisione in pannelli delle tre pareti, decorate con figure svolazzanti; infine, la parte inferiore, lo zoccolo, presenta raffigurazioni di sacerdotesse, Amazzoni, Menadi e Satiri con scene del sacrificio a Diana e Psychai. Ma a dare il nome alla sala sono le scene del fregio superiore allo zoccolo: una lunga serie festosa di Amorini.
A destra del giardino porticato [4, 5], invece, troviamo gli appartamenti femminili, ovvero il Gineceo (G), formato da due stanze finemente decorate.
Nel triclinio [6] troviamo la scena in cui Auge, sacerdotessa di Atena, intenta a lavare il sacro peplo della dea, viene sorpresa e sedotta da Eracle ubriaco.
Un unicum risulta essere il peristilium (porticato) [4] con 18 colonne che incorniciano il giardino [5], arricchito da sculture e fontane. Qui gli affreschi uniformati ai canoni dello stile ellenistico (greco) ci presentano scene del mito di Dioniso (Bacco). Tra il corredo scultorio troviamo: Dioniso, un Satiro con otre, due puttini con anatre, due Amorini e un bambino con un coniglio e un Priapo.
A completare il ricco giardino, ci sono tavolini, vasche in marmo e due pilastri con decorazioni floreali al cui apice presentano: Dioniso e Arianna su un piedistallo e un Sileno e una Menade sull’altro.
Le sculture in situ sono in realtà copie, le originali sono state rimosse e conservate al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Altra stanza molto conosciuta è quella che si trova al lato destro della struttura, nel quartiere servile (K) e vicino al larario della famiglia, denominata Erotica, presenta nella sua decorazione, dei quadretti con scene sessuali, forse la stanza era destinata alla prostituzione (cosa considerata legale nel mondo romano).
Una chicca archeologica che ritorna fruibile al mondo.
Pompei ci restituisce sempre nuove opportunità per fare una passeggiata ai piedi del Vesuvio.
L’arte, l’archeologia in particolar modo, ci permette di viaggiare nel tempo.
Viaggiare arricchisce sempre e comunque.
Buon viaggio amici lettori
Alla prossima
Madrid, 19 gennaio 2023