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Brand Napoli…..Sold Out!

Napoli Regina del Turismo! Dicembre d’oro per Partenope, boom di presenze! 

di Carlo Gimmelli

“In questo mondo del progresso, in questo mondo in guerra pieno di missili e di bombe atomiche penso che Napoli sia l’ultima speranza per l’umanità di sopravvivere” , questa lapidaria frase di Luciano De Crescenzo, forse uno dei massimi divulgatori della Napoletanità positiva, probabilmente è stata inconsciamente recepita dai milioni di turisti che hanno invaso l’ex Capitale in un aureo 2022.

Soltanto a Dicembre oltre un milione di presenze con il previsto sold out del ponte dell’Immacolata e di Capodanno, quando in Piazza Plebiscito si è tenuto il concertone con un cast di artisti di buon livello e oltre 50.000 persone hanno salutato il 2023; stesse scene sul lungomare: da Santa Lucia a Mergellina traffico impazzito e decine di migliaia di persone per il rito dei fuochi d’artificio dagli spalti del castel dell’Ovo.

Il brand Napoli post covid tira ed ammalia in un mix stupefacente di cultura millenaria, arte e storia ad ogni passo, gastronomia variegata e per tutte le tasche, dal modaiolo street food alle cucine stellate di pesce, alle pizze tradizionali o gourmet, ovunque ressa e attese infinite tacendo poi della muraglia umana che ha blindato le viuzze del centro storico e dell’iconica strada dei presepi di San Gregorio Armeno, quasi sempre presa d’assalto dai cacciatori di statuine e souvenir made in Naples.

E’ però innegabile che questo non può essere l’eterno punto di partenza, nel periodo natalizio è stato soddisfacente anche il numero dei pernottamenti ma la pilatesca e sorniona amministrazione cittadina non può continuare a nascondersi dietro il debito monstre lasciato dal precedente inquilino Masaniello, occorre stabilizzare e nobilitare il brand con offerte di qualità: potenziare finalmente il Polo Museale, unico al mondo e unire virtualmente Pompei, Ercolano, Napoli e zona Flegrea anche logisticamente, il turismo mordi & fuggi va bene ma deve essere disciplinato altrimenti diventa un pericoloso boomerang; vanno bene i prezzi popolari e i B&B a buon mercato ma Napoli Nobilissima deve esigere anche soprattutto turismo di qualità.

La città, durante la valanga natalizia ha sopportato discretamente il boom di presenze ma c’è ancora tanto da fare su decoro e pulizia, non abbiamo ancora i cinghiali in pieno centro come a Roma, ma alcune zone turistiche, Stazione centrale su tutte, tra clochard in servizio permanente effettivo e strade luride sono un pessimo cocktail di benvenuto e poco importa se anche le stazioni ferroviarie di Roma, Milano e Torino siano sullo stesso livello di accoglienza.

Una città che ha trovato nelle infinite microeconomie la ricetta anti crisi che, pare, stia attanagliando anche le grandi metropoli del nord, meno preparate alla convivenza con inflazione e caro-vita; ne è un esempio il nuovo must del turismo 3.0, la venerazione pagana del murales altare di Diego Maradona, il santo protettore laico della città: un anonima parete di un palazzaccio anni 60, trasformata in luogo di culto, dove napoletani innamorati, turisti, curiosi, vip o presunti tali, ex campioni hanno reso omaggio al Campionissimo. E via di business improvvisato e remunerativo, i bassi si sono trasformati in invitanti e
richiestissime guest house tecnologiche o accorsati negozi di cimeli del D10s del calcio mondiale, e poi ancora la Pizza Maradona, il cocktail di Diego, lo Spritz di Dieguito in un continuo pellegrinaggio e l’immancabile selfie.

La città vive di energia e autogestione e , si sa, non ha i tempi compassati del carrozzone politico; in attesa dell’annunciato Museo di Maradona, che dovrebbe vedere la luce nei locali dell’ex cinema Tarsia nei pressi di Piazza Dante, di proprietà della regione, i numerosissimi cimeli e ricordi del Pibe de oro sono in parte nella disponibilità di collezionisti privati, in parte accantonati nei locali comunali dello stadio in attesa di tempi migliori.

Federalberghi e Confcommercio confermano il bilancio più che positivo, i numeri ci raccontano di un giro di affari di oltre 250 milioni di euro solo a Dicembre e di oltre 25 milioni di euro di tassa di soggiorno nel 2022 (senza contare le migliaia di strutture non dichiarate), una boccata di ossigeno per le asfittiche casse del Comune che, pare, non abbia ancora recepito l’enorme potenzialità della città.

Napoli vince nonostante tutto, e quel senso di amara incompletezza traspare nelle parole di operatori turistici e albergatori, divulgatori sani del Brand Napoli; quel “nonostante tutto” pesa ancora troppo nell’economia e nella politica dell’accoglienza, ancora troppe le risorse sprecate o spese male, ancora troppe le foto idiote dei turisti d’accatto, per fortuna pochi, alla ricerca del cassonetto bruciato, della monnezza ingombrante abbandonata e non raccolta; ancora troppe le vandalizzazioni cerebrolese degli arredi urbani o gli assalti alla diligenza del turista ma ora pare finalmente che il vento sia propizio per un cambio di mentalità.

Lo ha capito soprattutto il mondo della cultura e del cinema che ha fatto di Partenope la nuova Mecca italiana della settima arte, tra lungometraggi, fiction e documentari si è arrivati a più di 150 produzioni in media annuali, molte americane e chi racconta Napoli da anni fa incetta di premi nelle rassegne cinematografiche internazionali, primo fra tutti, ma non solo, il premio Oscar Paolo Sorrentino.

Non a caso Napoli ha ospitato il 2 gennaio presso il teatro Mercadante la serata conclusiva e la cena di gala della rassegna internazionale di cinema Capri Hollywood, tornata in presenza dopo due anni, che ha visto ospiti star internazionali del cinema, produttori e pezzi grossi della politica nazionale ingolositi dalla passerella natalizia partenopea.

Ma anche qui occorre fare sistema e non accontentarsi che le major cinematografiche si accampino solo per pochi mesi; Napoli oggi è al 7° posto nella classifica del sistema produttivo culturale: poco, troppo poco per l’immenso valore potenziale del territorio e dei talenti espressi, è indispensabile che il Distretto audiovisivo regionale che pare in dirittura d’arrivo diventi realtà e calamita per case di produzione stanziali. Lo si evince dalle parole di Maurizio Marinella, uno dei divulgatori dell’eleganza e della cultura made in Naples che dal suo osservatorio privilegiato, lo storico negozio di venti metri quadri in Piazza Vittoria che ha fornito cravatte ai potenti della terra, racconta di una ciità empatica e avvolgente che, nonostante la crisi mondiale, ride e ti fa ridere e parla di “emozioni speciali, quest’anno. Sono tantissimi, entusiasti. Arrivano e ti comunicano benessere, si sentono accolti dalla strana alchimia di questa città folle. Qui ci perdi il sonno, ma questa terra ti ripaga»

Napoli non è una città ma uno stato dell’anima.

Napoli, 12 gennaio 2023