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L’ATTIVISMO ATTACCA L’ARTE
di Martino Ariano

Stiamo agli sgoccioli dell’estate, la più calda mai registrata nella storia dell’umanità.
Effetto diretto del famigerato Cambiamento Climatico.
Temperature torride con picchi di 50°, siccità estrema, forti ed improvvisi temporali con annesse trombe d’aria e bombe d’acqua.

aaaaaaaaaaaa

Le conseguenze? Incendi devastanti, come quelli in Spagna, Francia, Portogallo, California e lungo il nostro stivale (anche se nel 2021 l’Italia è stata colpita da più incendi); Inondazioni devastanti, come quella in Pakistan; Fiumi e laghi in secca, come i fiumi del Nord Italia, tra cui il Po, in Kenya, in Iraq, in Spagna o in Cina; Ingenti danni all’agricoltura; Agonia per i ghiacciai, che sono in via di estinzione causando spesso disastri, come quello sulla Marmolada a inizio Luglio; Risorse idriche ridotte, con limitazioni nel consumo di acqua, come in molte città del Nord Italia o a Londra.

Saranno queste le tematiche che affronterò durante il mese di Settembre.

Ovviamente come sempre non m’inoltrerò nel groviglio tecnico, ecologico o scientifico, ma mi soffermerò sugli avvenimenti circoscrivibili al mondo culturale e dell’arte

Ebbene il mondo dell’arte, oltre a manifestazioni ed opere d’arte in chiave green, ha subito negli ultimi mesi degli attacchi.

Attacchi sferrati da gruppi di attivisti in tutto il mondo e che hanno come principale palcoscenico le sale di importanti musei internazionali ma soprattutto alcuni capolavori dell’arte.

Dinanzi a tali manifestazioni, si deve ammettere, l’attivismo abbraccia il vandalismo e la totale mancanza di rispetto. Gesti del genere, indipendentemente dalla loro natura, sono assolutamente condannabili.

Uno dei gruppi di attivisti è quello inglese di Just Stop Oil, nato agli inizi del 2022 per protestare contro l’estrazioni di petrolio e gas volute dal governo inglese.

Dopo aver “sferrato l’attacco” a Glasgow, Manchester e Londra incollandosi alle cornici di famosi dipinti tra cui Peach Trees in Blossom di Van Gogh, due di loro hanno danneggiato The Hay Wain, il capolavoro del pittore paesaggista ottocentesco John Constable, alla National Gallery di Londra.

John Constable, The Hay Wain, 1821, Olio su tela, 130 x 185 cm,  National Gallery, Londra

John Constable, The Hay Wain, 1821, Olio su tela, 130 x 185 cm, National Gallery, Londra

La coppia ha ricoperto il dipinto con una versione modificata di tale paesaggio, presentando il medesimo soggetto all’inquinamento e al cambiamento climatico: il fiume prosciugato e sostituito da una strada asfaltata; sullo sfondo ciminiere di una fabbrica e la presenza di aeroplani nel cielo.

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Figurativamente e concettualmente parlando l’idea e la comunicazione del gesto è molto potente e chiara, ma non dimentichiamo che stiamo sempre dinanzi ad un capolavoro dell’arte e che un tale gesto avrebbe potuto danneggiarlo irrimediabilmente.

Fortunatamente i restauratori hanno appurato che l’opera ha subito solo lievi danni.

Un altro gruppo di attivisti a seguire le orme di quello inglese è nostrano, quello dell’Ultima Generazione, nato nel 2021 e che mira a sensibilizza con atti nonviolenti ad intraprendere cambiamenti e scelte per salvaguardare il futuro dal cambiamento climatico, evitando la riapertura delle centrali a carbone, evitando trivellazioni per l’estrazione di gas naturale (l’Italia è ricchissima di tale fonte di energia), aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili.

Le azioni messe in atto nei luoghi d’arte da questo gruppo sono varie: si sono incatenati nella Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova; si sono incollati alla statua Forme Uniche della Continuità nello Spazio di Boccioni nel Museo del ‘900 a Milano e al Laocoonte ai Musei Vaticani a Roma; si sono incollati al vetro protettivo de La Primavera di Botticelli agli Uffizi.

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È di pochi giorni fa un’altra azione di questo gruppo, precisamente domenica scorsa 4 Settembre, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia due manifestanti si sono incollate al vetro di protezione e alla cornice della Tempesta di Giorgione.

Le proteste hanno raggiunto anche i musei tedeschi. Infatti in poche settimane, il gruppo Letzte Generation si sono incollati a molti capolavori d’arte moderna: al Paesaggio in tempesta con Piramo e Tisbe di Poussin allo Städel Museum di Francoforte; alla cornice della Madonna Sistina di Raffaello alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda; al Riposo durante la fuga in Egitto di Cranach il Vecchio alla Gemäldegalerie di Berlino; a La strage degli innocenti di Rubens, conservata all’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.

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La scelta dell’opera non è casuale. Infatti esse o sono capolavori del Naturalismo e del Paesaggismo, con soggetti appunto paesaggi, vedute o scorci naturali, resi con un estremo e curato realismo, o sono opere intrise di significati e concetti associabili alle istanze dei manifestanti.

Anche il gesto in sé, come accennato poco fa, è nella sua semplicità, forte e diretto, rompendo in pochi minuti sia il silenzio contemplativo dei luoghi d’arte sia il velo di intoccabilità di un’opera d’arte, creando uno shock non solo nella visione abituale dell’opera in questione ma anche nel mondo dell’arte.

Vorrei premettere che comprendo pienamente sia la drammatica situazione climatica, che peggiora anno dopo anno con previsioni future per niente rosee, anzi rosso fuoco, sia la necessità d’intraprendere a livello globale scelte mirate ad un vero e proprio cambio di tendenza, a una seria transizione ecologica, ma c’è un grandissimo MA da considerare.

È democraticamente lecito manifestare ed esprimere le proprie idee o appoggiare una propria ideologia ma non bisogna mai oltrepassare un limite, quello del rispetto.
Purtroppo queste manifestazioni, a mio avviso, ma anche per gli addetti ai lavori (direttori dei musei e restauratori), non sono per niente nonviolente, perché danneggiano dei capolavori universali dell’arte.

Si riscontrano, infatti, danni ai sistemi di protezione, per niente economici, e alle cornici, anch’esse di grandissimo valore storico ed artistico.

Da non trascurare poi i problemi connessi con la momentanea chiusura delle sale soggette a tali azioni, per permettere i restauri, causando non pochi disagi e proteste da parte dei turisti provenienti da tutto il mondo.

Mettere a repentaglio l’incolumità delle opere d’arte non serve minimamente a salvare il pianeta e, inoltre, lede pesantemente all’immagine e al messaggio della nobile causa di questi gruppi di attivisti.

In conclusione mi chiedo:

Perché utilizzare il già debole sistema dell’arte e della cultura, trascurato spesso dai governi, per intraprendere una qualsiasi e nobile campagna di sensibilizzazione?

Perché danneggiare pezzi e testimonianze di storia per rivendicare un futuro più sostenibile?

Tutto ciò è controproducente.
Non serve colpire i deboli per smuovere i forti.

L’arte ha un potere enorme, le proteste pure, entrambe nel corso della storia hanno tagliato molti traguardi sociali, ma per fare ciò bisogna consapevolmente saperle incanalare ed utilizzare.

Madrid, 6 settembre 2023