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Home Cultura L’arte che cela, rivela. Martino Ariano. Madrid

L’arte che cela, rivela.

 

 Continua la nostra rubrica “Vis a Vis con l’arte contemporanea”.

Questa volta vi voglio presentare una pietra miliare della Land Art.

L’opera in questione, realizzata postuma, è dell’artista bulgaro Christo Vladimirov Yavachev (1935-2020), ed ha come titolo: L’Arc de Triomphe empaquete.

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Esponente del Noveau realisme, l’artista ha iniziato, sulla fine degli anni Cinquanta, ad impacchettare oggetti.

Ma non si può parlare di Christo senza citare Jeanne Claude Denat de Guillebon (1935-2009), sua storica compagna di vita e di lavoro. Il loro incontro, avvenuto nel 1961, ha dato vita ad uno dei duo artistici più famosi ed importanti della storia dell’arte.

Fondendo gli happenings con gli enviroments, da piccoli oggetti, i due artisti sono passati ad opere sempre più monumentali, lavorando su grandi edifici o su interi territori, divenendo i precursori di quella che, dalla fine degli anni ‘70, sarà definita Land Art.

L’Arc de Triomphe empaquete è un’opera postuma, realizzata dal team dell’artista, guidato dal nipote, Vladimir Yavachev.

Quest’opera affonda le sue radici tra il 1962 e il 1963, quando Christo realizzò il primo fotomontaggio con l’Arco di Trionfo impacchettato, per poi proseguire, nel 1988, con un collage e la ripresa del progetto nel 2017.

L’opera verrà realizzata solo nel 2021 e fu inaugurata il 18 settembre e durò fino al 3 ottobre. L’Arco napoleonico in stile neoclassico venne ricoperto da 25.000 m² di tessuto in polipropilene argentato e 3.000 m di corde riciclabili rosse. La preparazione, l’impacchettamento del monumento, ha richiesto diverse settimane e 500 operai.

Già solo il montaggio, l’impacchettamento, fu una performance, uno spettacolo, in cui i tecnici sospesi a delle funi si lanciavano dal tetto per dispiegare il tessuto, coprendo gradualmente l’intero monumento.
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Il costo fu di 14 milioni di euro, ma fu completamente autofinanziato, come del resto tutte le opere, grazie alla vendita delle opere originali dell’artista, disegni preparatori, plastici e litografie.

Il progetto fu realizzato in collaborazione con il Centre des Monuments Nationaux e il sostegno del Centro Pompidou. 

 L’Arc de Triomphe empaqueté è l’ultima di una lunga ed importantissima lista di opere che l’artista ha realizzato in tutto il mondo, delle vere e proprie pietre miliari dell’arte del XX secolo, come Wrapped Coast, Little Bay a Sydney, in Australia (1968-69), Valley Curtain in Colorado (1970-72), Running Fence in California (1972-76), Surrounded Islands a Miami (1980-83), The Pont Neuf Wrapped a Parigi (1975-85), The Umbrellas in Japan and California (1984-91), Wrapped Reichstag a Berlino (1972-95), The Gates al Central Park di New York (1979-2005), The Floating Piers sul Lago d’Iseo in Italia (2014-16) e la London Mastaba sul Serpentine Lake di Londra (2016-2018).
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Tutte queste opere sono spettacolari, immense agli occhi degli osservatori, eppure il loro significato rimane indecifrabile: ciò che fa parte del panorama visivo quotidiano viene improvvisamente mutato, alterato, celato allo sguardo.

È proprio nella censura visiva di un elemento a cui si è abituati, a cui ormai non ci si fa quasi più caso, che l’“impacchettamento” sprigiona tutto il suo significato, politico, storico, istituzionale o geografico che sia.

Il contenitore diventa improvvisamente il contenuto.

Un’operazione che trasforma anche il modo di concepire l’arte, facendola diventare una vera e propria esperienza per lo spettatore-osservatore.

Quest’ultima è una delle caratteristiche dell’arte di Christo e Jeanne-Claude, che mira proprio a un’interattività, a un coinvolgimento e a una partecipazione quasi totale, in cui lo spettatore, immergendosi nell’opera, vive un’esperienza estetica.

Altra caratteristica delle sue opere, spesso criticata, è il loro essere effimere, temporali, passeggere.

Christo ha spiegato che i suoi progetti sono nomadi, sono fugaci, anche perché prediligono materiali fragili, che accentuano la sensazione di temporalità e negano la possibilità di possederli o commercializzarli. Il suo lavoro si basa sulla libertà, una libertà nemica del possesso, e quindi della permanenza.

Sono stati i primi artisti a scegliere di indagare l’impatto dell’arte sull’uomo e sull’ambiente.

Con queste pietre miliari, Christo ha dato la possibilità di ripensare a ciò che ci circonda e di capire appieno la bellezza di vivere esperienze mediante l’arte.

Madrid, 29 marzo 2023