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La scelta di Lorenzo
di Carlo Gimmelli

E’ finita.

Come avevamo più o meno facilmente profetizzato a settembre, la storia calcistica napoletana di Lorenzo Insigne si chiude qui: a giugno il quasi ex capitano azzurro volerà in Canada per indossare la casacca del FC Toronto nella Major League Soccer, il campionato nordamericano, una specie di Circo Barnum del calcio, dove negli ultimi anni hanno svernato in pantofole ex campioni in disarmo in cerca di una pensione dorata senza le pressioni e le nevrosi del calcio che conta, in cambio di paccatedi milioni, ricchi premi e cotillons.

La firma il 4 gennaio a Roma, nell’hotel St. Regis nella centralissima Piazza della Repubblica.

Il buon Lorenzo alla fine ha optato per la classica “scelta di vita”: quasi 15 milioni di euro netti all’anno fino alla fine del 2028 e una nuova vita, una di quelle offerte irrinunciabili nel calcio dell’era Covid, schiacciato da un oceano di debiti, bilanci in profondo rosso mascherati da plusvalenze fittizie e un appeal in preoccupante calo.

Il calciatore fino al 31 dicembre ha vanamente atteso un rilancio dell’offerta formulata da De Laurentiis o in alternativa un segnale dall’Inter o da un club di livello europeo, anche per non perdere la maglia della nazionale in previsione dei mondiali 2022 in Qatar, ma offerte concrete non ce ne sono state e alla fine ha optato per l’esilio canadese.

I calciatori azienda, teleguidati dai famelici procuratori, non sono più da anni il riferimento della tifoseria o della maglia, ma rappresentano solo il proprio brand, attratti da multinazionali che li propongono in campionati ricchi e improbabili.

Insigne e il Napoli si erano salutati, come già detto, già al termine della scorsa stagione con la mancata qualificazione champions, costata, oltre cinquanta milioni alla società, e De Laurentiis ha la memoria lunga; l’ex capitano ha pagato, inoltre, anche l’ammutinamento di cui si mise a capo a Dicembre 2019, rifiutando il ritiro imposto dal presidente durante la scellerata gestione Ancelotti, poi esonerato.

Da allora tra il presidente e il calciatore è calato il gelo, De Laurentiis del resto è un maestro nel gestire gli addii, Lavezzi, Cavani, Higuain, Hamsik, è sempre riuscito a monetizzare la partenza degli idoli della tifoseria, spesso addossandogli anche le colpe del tradimento. Chapeau!

Da qui la proposta, mai aumentata, di un rinnovo quadriennale a 3,5 milioni più bonus: un’esca per far intendere al giocatore, trentunenne, che se voleva Napoli e il Napoli, doveva ridurre le sue pretese e che la società non avrebbe accettato nessun gioco al rialzo, anche a costo di perderlo a parametro zero e così è stato.

Tecnicamente è chiaro che il giocatore non è da mettere in discussione, ma nell’addio hanno pesato diverse valutazioni : nelle sue dodici stagioni al Napoli, 114 reti, una in meno di Maradona, record a cui il calciatore tiene tantissimo, Lorenzo è stato spesso nel mirino di una parte della tifoseria che non lo ha mai considerato un vero trascinatore, decisivo e imprescindibile; spesso è entrato in conflitto con gli allenatori, Benitez, Sarri su tutti; famose le sue scenate quando (spesso) veniva sostituito o tenuto fuori; insomma un giocatore forte ma non un top player, uno capace di risolvere una partita ma di esserne spettatore in altre oppure un ragazzo tranquillo incapace di gestire l’eccessiva pressione che la tifoseria riversa sui calciatori napoletani…o forse entrambe le cose.

Naturalmente l’addio del capitano ha spaccato l’ambiente, alla vigilia della partita delle partite, il 6 Gennaio è ripreso il campionato con Juventus Napoli, partita falcidiata da numerose assenze dovute al Covid e alla Coppa d’Africa, Spalletti, assente anche egli colpito dal Covid, ha fatto la conta degli arruolabili per mettere in campo una squadra in grado di giocare alla pari con i sabaudi ma il Napoli garibaldino è riuscito ad imporre gioco e volontà ed è tornato a casa con un pareggio che, alla fine, gli è andato anche stretto.

Domenica, contro la Sampdoria, è tornato alla vittoria al Maradona stadium dopo tre sconfitte consecutive e, pur non brillando, è riuscito a tamponare il periodaccio per tenere a distanza Atalanta e Juve e restare sulla scia dell’Inter.

Insigne, ennesima tegola, è rimasto in campo solo 20 minuiti poi è uscito per l’ennesimo infortunio muscolare che lo terrà fuori per almeno tre gare in campo, al rientro toccherà a lui dimostrare, fino a giugno, di sentirsi ancora capitano e bandiera (?) della squadra e della città.

C’è da centrare l’obiettivo Champions, vitale per la società, e onorare la Coppa Italia (giovedì al Maradona arriva la Fiorentina) e preparare la gara di Europa League contro il Barcellona.

Doveroso calare il sipario con un importante finale di stagione da protagonista.

Diversamente, sarebbe davvero un peccato chiudere questa avventura, che forse poteva essere gestita meglio, con una lenta agonia da separato in casa.

La città non lo merita.

Arrivederci Capitano.

Napoli, 11 gennaio 2022