Ferrero……L’amara parabola de “Er Viperetta”
Ferrero……L’amara parabola de “Er Viperetta”
di Carlo Gimmelli
Diciamolo, era nell’aria.
Il terremoto economico calcistico di Lunedì 6 dicembre con l’arresto di Massimo Ferrero, di sua figlia Vanessa, il nipote Giorgio ed il suo autista ha creato quel finto stupore di chi sapeva che, presto o tardi, per il folletto romano, presidente mai amato della gloriosa Sampdoria, sarebbe arrivato il momento della resa dei conti.
L’accusa è di quelle serie, bancarotta fraudolenta aggravata, falsa denuncia di furto d’auto dove era nascosta una valigia piena di documenti contabili pesanti, distrazione di fondi da una società fallita per l’acquisto di una Ferrari in leasing nella sua disponibilità e altri reati connessi.
Nella galassia di società e holding di Ferrero anche la proprietà della Sampdoria, le cui azioni avrebbero rappresentato il tesoretto che avrebbe utilizzato per ripianare, in parte, la montagna di debiti (200 e passa milioni di euro) per il fallimento a catena di molte delle sue società operanti nel cinema, nell’immobiliare e nella finanza.
L’arresto, disposto dalla Procura di Paola, con filoni in altre regioni, si basa su una inchiesta che si preannuncia lunga ed è corroborata da mesi di intercettazioni e robusti riscontri indiziari.
Tremano i tifosi blucerchiati, la Samp., non ufficialmente implicata nella indagine, risulterebbe, però, a garanzia di alcuni concordati preventivi per il fallimento di alcune società della galassia Ferrero, che si è dimesso dalle cariche sociali ma occorre trovare un compratore e un nuovo assetto societario in poche settimane. Un’altra brutta tegola sul traballante baraccone pallonaro dopo la bomba giudiziaria esplosa con l’avviso di garanzia ad Andrea Agnelli e i dirigenti della Juventus per la plusvalenze fittizie per drogare i bilanci in sofferenza.
Quando il 12 giugno 2014 dopo una trattativa lampo Edoardo Garrone, figlio ed erede di Riccardo Garrone cedeva la gloriosa Sampdoria al signor Ferrero, per qualche ora i tifosi blucerchiati sognarono il ritorno dell’epopea di Boskov, Vialli, Mancini che aveva portato allo scudetto del 1991, il tam tam delle voci aveva fatto credere che il papà della “Nutella” fosse il nuovo proprietario dei blucerchiati; ma quando dopo qualche ora ci fu la conferenza stampa di presentazione, Garrone si presentò accompagnato da uno sconosciuto omino capellone con l’aria da capopopolo e dal pesante accento romanesco che si esibiva in un one man show, promettendo business e calcio spettacolo.
Era un amaro caso di omonimia: si trattava di Massimo Ferrero, dal Testaccio.
E’ finita come sappiamo.
La famiglia Garrone, petrolio come core business, dopo la morte del patron Riccardo voleva disfarsi del costoso giocattolo Samp, che produceva una perdita secca annuale di una trentina di milioni, e cercava facoltosi ed adeguati compratori in grado di garantire la tenuta economica e sportiva della società; improvvisamente, quasi dal nulla, spunta il piccolo Ferrero che, al prezzo simbolico di un euro intasca il pacchetto azionario di maggioranza oltre a fidejussioni bancarie dei Garrone per circa 25 milioni per la gestione iniziale del club. Un cadeaux ben impacchettato.
Ma perché Ferrero? Chi era costui che si era guadagnato la benevolenza dei petrolieri genovesi? Con quali soldi avrebbe gestito la pesante situazione economica della Società?
Garrone forse ignorava che, la dea bendata?, in quelle stesse ore Ferrero veniva condannato dal tribunale di Busto Arsizio ad un anno e 10 mesi di carcere oltre al pagamento dei debiti per bancarotta fraudolenta (un vizietto in cui inciamperà spesso) nel fallimento della compagnia aerea Livingston Energy Flight che lasciò a casa 150 dipendenti.
Ma chi è Massimo Ferrero?
La sua sembrava la classica parabola di un predestinato, un testaccino figlio di un tranviere e di una ambulante, una famiglia operaia nella Roma del dopoguerra.
Poco amante degli studi, frequenta fin da piccolo l’aria di Cinecittà, ottenendo piccole parti da comparsa per fare incetta di cestini pranzo da dividere con i fratelli, lesto di mano sbarca il lunario come provetto borseggiatore e conosce il carcere minorile per qualche tempo.
Una vita sempre sul filo che gli affila il carattere istrionico, irascibile, furbo ma anche ridanciano, a suo modo generoso e intraprendente che in pochi anni lo porta dal ruolo di galoppino sui set cinematografici in quel di Cinecittà allo scatto a direttore di produzione e produttore esecutivo.
Frequenta il rutilante e insidioso mondo del cinema, cerca la ribalta, guardato sempre con la diffidenza destinata a chi viene dal basso, le sue storie sono sempre tra il verosimile e la panzana, come quando va a Cuba per fondare una casa di produzione e si fa fotografare con un distratto Fidel Castro.
Amicizie importanti e chiacchierate e una propensione al rischio senza rete di protezione lo lanciano in un vortice di acquisizioni fallimentari di storiche sale cinematografiche da Cecchi Gori, dimenticabili esperienze come produttore, finanziato da un matrimonio importante con l’ereditiera di una nota azienda casearia e una fitta ragnatela di società immobiliari e cinematografiche che confluiscono in diverse holding in cui mette a capo la figlia Vanessa, prima di 6 figli avuti in 3 relazioni, l’ultima con Manuela Ramunni, truccatrice, conosciuta al matrimonio di Luca Argentero e assurta al ruolo di Lady Sampdoria.
Poi la notorietà mediatica grazie alla Samp e la ricerca costante del proscenio lo rendono personaggio da copertina, addirittura Crozza lo immortala in grottesche imitazioni; diventa uno dei presidenti di serie A più noti nonostante le alterne fortune dei blucerchiati ma il mondo del calcio non lo ama, viene considerato un fortunato avventuriero in cerca di un posto al sole e gli basta poco per essere attaccato dai tifosi per il mancato rilancio della squadra e per le accuse che gli piovono (aridanghete!) di aver distratto fondi societari per uso proprio; quando nel 2019 manda a carte quarantotto la trattativa per la cessione del club con una cordata inglese guidata dall’amato ex Vialli, esigendo sul fotofinish una buonuscita personale per togliere il disturbo scoppia il finimondo: insulti e minacce di morte, gli viene assegnata una scorta dalla digos.
La stessa che Lunedì lo ha accompagnato a San Vittore.
Napoli, 9 dicembre 2021