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Cime tempestose….
di Carlo Gimmelli

 

Alla fine è arrivata!

Con grande sollievo dell’Italiana pallonara ieri a San Siro il Napoli capolista, come da tradizione, si intimidisce davanti alle motivazioni dell’Inter e subisce la prima sconfitta dopo 12 gare utili.

I soloni, sussurrano che il pit stop era nell’aria, complici le dannose soste per le nazionali, il caso Covid di Politano, i malumori perenni di Insigne e Lozano.

In realtà la partita ha raccontato di una squadra che ha tenuto il campo con padronanza nei primi venti minuti, poi un black out totale di mezz’ora in cui la Beneamata made in China ha avuto cuore e fortuna di segnare tre reti per poi riprendere il dominio totale negli ultimi venti minuti dove solo un miracolo di Handanovic su colpo di testa a colpo sicuro di Mario Rui e un gol divorato da Mertens al 97°con la porta spalancata hanno negato un sacrosanto pareggio. Ma tant’è.

Spalletti, notevolmente nervoso, ha parlato di squadra immatura e timida, inconsapevole dei propri mezzi ma probabilmente in privato ha già individuato i due\tre personaggi che, più o meno consapevolmente stanno rendendo molto sotto le proprie potenzialità.

A completare il momento difficile, il grave infortunio di Osimhen che ha riportato la frattura scomposta di zigomo e orbita oculare che dovrebbe costargli almeno un mese di stop e potrebbe rientrare in campo (con una tecnlogica mascherina protettiva, con tutti i forse del caso) il 19 dicembre per la partitissima di Natale contro il Milan per poi mancare un altro mese per partecipare alla Coppa d’Africa, insieme a Koulibaly, Anguissa e Ounas.

Infortunio a parte il giovanissimo nigeriano paga comunque una eccessiva frenesia in campo, già criticata da Spalletti, che lo porta all’ammonizione puntuale e alla zuffa con i maligni difensori che lo provocano di continuo, e di fatto, dopo un avvio al fulmicotone non segna da un mese ma resta indispensabile nel gioco del tecnico toscano che ora deve gettare nella mischia il “vorrei ma non posso” Petagna o affidarsi al redivivo “Ciro” Mertens, ieri autore di un gol portentoso che lo ha portato al record di 103 reti con gli azzurri in serie A (totale 137).

Gli azzurri hanno comunque subito la possibilità di archiviare la fastidiosa sconfitta Giovedì a Mosca contro lo Spartak, non sarà facile vendicare la sconfitta dell’andata nel freddo sovietico ma sarà doveroso offrire una prova di carattere anche per chiudere il discorso qualificazione Europa
League e dedicarsi al campionato almeno fino a Febbraio.

Ma il vero problema resta la triste telenovela Insigne: il capitano dopo le scialbe prestazioni con la Nazionale, ieri ha preferito fare da spettatore non pagante in campo, lento, spento, quasi fastidioso; unico lampo il passaggio filtrante per Zielinsky che ha fulminato Handanovic, poi nulla.
Anche se l’entourage del calciatore assicura un giorno si e l’altro pure che il ragazzo è sereno e pensa solo a dare il massimo etc.etc., i rapporti con De Laurentiis sono ormai glaciali dopo l’offerta al ribasso , ritenuta offensiva, di un contratto di 5 anni (fino a 36 anni) con una base
di 3,5 milioni di euro più bonus legati alle qualificazioni Champions; il grande capo non intende svenarsi per un calciatore ritenuto importante ma non un top player decisivo, tra l’altro nella fase crepuscolare della carriera, e, pare, sta adottando la stessa tecnica usata con Gonzalo Higuain,
gettare la palla continuamente nel campo del giocatore dandogli velatamente la responsabilità di una rottura.

Intanto il perfido Marotta, d.g. dell’Inter, ieri ha infilato una frase volutamente sibillina sull’interessamento dei cinesi al fantasista di Frattamaggiore, prima predicando correttezza tra le società e poi sibilando che “certe occasioni si prendono al volo”, insomma anche così si
vincono i campionati.

Il Napoli, comunque, complice la sconfitta del Milan a Firenze resta primo con quatto punti di vantaggio sull’Inter e la prossima sfida con la Lazio dell’ex Sarri ci dirà se la marcia continua o se qualcosa si è rotto.

Ora è il momento di ricompattare l’ambiente.

Il futuro è nelle mani, anzi nei piedi, dei ragazzi di Spalletti.

Napoli, 22 novembre 2021