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Neapolis Marathon : la città riparte ?
di Carlo Gimmelli

Dopo sette anni di assenza Domenica 14 novembre la grande atletica è ritornata a Napoli con la prima edizione della Neapolis Marathon che ha visto la partecipazione di oltre 1..500 atleti professionisti e non provenienti da tutto il mondo.

Il percorso tradizionale di 42,195 chilometri e la mezza maratona di 21 chilometri hanno visto il dominio dei podisti africani nelle gare maschili e femminili con un ottimo quinto posto nella maratona del marcianisano Antonio Tartaglione, primo tra gli italiani.

Il percorso da Piazza Garibaldi a Mergellina passando per il borbonico molo San Vincenzo, eccezionalmente concesso dalla Marina militare e il lungomare hanno offerto scorci unici agli atleti e la temperatura fresca di una tipica giornata autunnale gli ha permesso di correre in un clima ideale.

Meno ideale l’organizzazione del piano traffico predisposta dal Comune, con la città tagliata in due: praticamente impossibile raggiungere la zona ovest dal centro e conseguentemente lo snodo cruciale di Piazza Garibaldi si è rivelato una trappola inestricabile per gli automobilisti, inferociti, provenienti dall’autostrada, di conseguenza una paralisi totale per l’intera mattinata.

Ombre a parte, il primo evento internazionale dell’era Manfredi, il normalizzatore, potrebbe dare la stura ad una fase che la città attende, più o meno pazientemente, da troppo tempo.

Superata la fase demagogica e visionaria dell’ex narcisindaco e le sue variopinte elucubrazioni (come dimenticare la flotta ONG di barchette e gommoni battenti bandiera partenopea per accogliere i migranti o il conio del “Napo” , la moneta autonoma napoletana?), la città attendela sterzata, l’uscita dall’isolamento politico ma soprattutto economico che ha contraddistinto il secondo mandato dell’ex sindaco.

I due anni di emergenza sanitaria, in una città che vive quasi esclusivamente di terziario e turismo hanno devastato il tessuto economico della città e gli attesi miliardi a pioggia del PNRR europeo questa volta rappresentano un treno che non può assolutamente essere perso.

L’allentamento delle misure antipandemiche degli ultimi mesi hanno dimostrato, casomai ce ne fosse ancora bisogno, che il turismo, meglio se di qualità, è ancora uno straordinario volano per risollevare la città.

I numeri di arrivi e presenze di turisti ad ottobre, tutto esaurito nel ponte di Ognissanti, confermano la straordinaria capacità attrattiva di Napoli, nonostante la latitanza amministrativa ce l’abbia messa tutta per presentarla con al peggio.

L’uomo voluto da Conte è chiamato a smentire i maligni che lo dipingono palafreniere di De Luca, e la gestione dei fondi che la città anela sarà decisiva per nel matrimonio con la città.

Intanto ha già cominciato a battere i pugni sul tavolo reclamando a gran voce e con urgenza i fondi promessi dai suoi sponsor politici, almeno 200 milioni di euro annui per cinque anni solo per scongiurare il dissesto, oltre al commissariamento e congelamento del debito, altrimenti le sue dimissioni sarebbero già pronte.

Il “buco” di 5 miliardi di fatto blocca qualsiasi attività o progetto oltre la normale amministrazione, financo la fornitura elettrica per le discusse e kitsch luminarie natalizie, accese Sabato 14 e fortemente volute e finanziate dalla Camera di Commercio per creare una proficua atmosfera natalizia, è stata possibile solo grazie ad un intervento in extremis dell’ente camerale che si è accollato i costi.

La conclusione, però, è doverosamente dedicata alla giornalista francese Valerie Second, che a margine di un reportage dedicato a Napoli e confezionato durante il periodo elettorale, intriso di mezze verità e troppi e banali luoghi comuni ha definito la città “il terzo mondo d’Europa” e, forse, detto da una giornalista che vive a Parigi, tristemente nota per le banlieue, vere favelas europee dove violenza, prostituzione, delinquenza e disperazione di decine di migliaia di immigrati emarginati tra miseria e fondamentalismo fanno apparire le periferie nostrane una sbiadita imitazione.

Tra luci e (tante) ombre, insomma, la città riparte.

Napoli, 18 novembre 2021