dome 24 NOVEMBRE 2024 ore 14.11
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Per concessione divina…….

di Carlo Gimmelli

In Italia, specie al sud, abbiamo giacimenti d’oro a cielo aperto che da soli potrebbero risanare una bella fetta di debito pubblico.

Parliamo di ottomila chilometri di costa di cui il 70% sabbiosa che fa del Belpaese una delle top five Europee per quantità e qualità dei litoranei.

Già! Peccato, però, che le auree coste siano di fatto proprietà di pochi eletti (o elettori?), famiglie che dal dopoguerra si tramandano per generazioni la “divina” concessione con la paterna benedizione dei numerosi governi “balneari” che da settanta anni le rinnovano “sine die”.

In effetti la cosiddetta Lobby dei balneari deve stare parecchio simpatica alla classe politica se consideriamo che ancora oggi nessun governo è riuscito a mettere a gara pubblica le preziose e tramandate concessioni rifugiandosi nelle eterne proroghe, l’ultima del Governo Conte fino al 2034, rifilando la patata bollente all’esecutivo successivo.

Per una strana sindrome tafazziana i Governi degli ultimi 60 anni hanno considerato la gestione delle spiagge italiche una vera seccatura: aggressione edilizia dei litorali, colossali furti di sabbia, sporcizia, erosione, insomma una vera iattura, meglio concedere di fatto la proprietà agli amici balneari, ci pensino loro a valorizzare il mare; e in effetti gli amici imprenditori hanno valorizzato, eccome!

La giungla dei prezzi è variegata ma tanto per avere un’idea, a Capalbio, la “piccola Atene” rifugio degli intellettuali di sinistra un ombrellone e due lettini per la stagione vengono affittati a 3.000 euro, senza contaggiare la ristorazione e le cabine.

Lo stabilimento radical chic che ha in concessione circa 5.000 metri quadrati, pagherebbe allo stato 4.500 euro: al mese? No, all’anno. Capito l’affare? Certo pulizia, danni da mareggiate, ristrutturazioni sono a carico del concessionario ma con il costo di due postazioni ci si ripaga la concessione.

La situazione è più o meno la stessa dappertutto, dalle meravigliose spiagge del Salento a quelle Sicule o le spiaggette della Costiera Amalfitana o quelle VIP di Capri e della Costa Smeralda e ligure, o magari quelle pop della riviera romagnola: la forbice va da un minimo di 700\800 euro a stagione ai prezzi top dell’Hotel Romazzino in Costa Smeralda o del Twiga di Marina di Pietrasanta dell’ineffabile Briatore, dove bastano 400 euro al giorno per ombrellone e due lettini con uso piscina, extra a parte.

Applausi!

Ovviamente i concessionari\padroni fanno di tutto per difendere il tesoretto di famiglia, rendendo di fatto impossibile accedere al bagnasciuga, fruibile per legge da tutti, con i più fantasiosi e illegali ostacoli, si va dai bodyguard in costume ai muri e ostacoli frangivista che impediscono financo la visione del mare, con i casi limite di Ostia e Pozzuoli dove spesso le concessioni sono appetite (e ottenute)
dai clan.

Le poche spiagge libere, previste dalla legge, sono poco meno del 30% e quasi sempre in fascia B, ovvero in prossimità di foci, canali, porticcioli o si riducono a fettucce di spiaggia tra un lido e un altro e dovrebbero essere curate dai Comuni, ovvero non curate, spesso sporche, senza servizi minimi e ovviamente superaffollate. Nei luoghi di vacanza top, inutile cercare: non ne troverete!

Non bastasse la Corte dei Conti ha fatto le pulci a circa 6.000 stabilimenti balneari verificando che il 70% paga all’erario circa 2.500 euro l’anno, e il 40% non paga affatto, con morosità decennali:controlli? Sanzioni? Manco a dirlo.

Insomma lo Stato incasserebbe, condizionale d’obbligo mai come in questo caso, circa 100 milioni di euro l’anno a fronte di un giro d’affari, spesso in nero, di circa 15 miliardi, ovvero lo 0.7%, praticamente un regalo in cambio della benevolenza elettorale della lobby.

E adesso toccherebbe all’elevato Draghi mettere mano ad una farsa tutta italiana che ci è già costata quattrini e molti di più potrebbe costarcene a breve giro; infatti da qualche mese l’Italia è sotto procedura d’infrazione europea per inadempienza della direttiva Bolkestein del 2006 (!) inerente l’obbligo di indire gare pubbliche a prezzi di mercato delle concessioni demaniali.

Tutto come prima, altra proroga per gli amici? Questa volta sembrerebbe di no, Bruxelles si è messa di traverso e, nonostante i buoni uffici di Supermario, ha inserito la norma Bolkestein nel piano di riforme necessario per accedere al recovery fund: insomma in soldoni, caro Mario, o metti mano al pasticcio delle eterne concessioni delle spiagge o ci saranno problemi con i soldini….

Intanto sotto l’impietoso solleone la famiglia media sognante l’agognato tuffo ha subito l’ennesimo salasso con aumento dei prezzi più o meno diffuso causa calo di postazioni e distanziamento dovuti alle direttive anti- Covid, anzi i premurosi concessionari hanno contattato i clienti invitandoli a prenotare per tempo l’aureo rettangolo di relax.

E quindi anche questo anno, tutti al mare, dopo l’annus horribilis c’è voglia di spiaggia & libertà….per noi e per chi ci governa è solo sabbia….a trasformarla in oro ci penseranno le imprese balneari!!

Buona estate a tutti!!!

Napoli, 5 luglio 2021