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Dio vi ama all’infinito, guardate all’arcobaleno puntato verso il cielo.
di frate Valentino Parente

 

I domenica di Quaresima – anno B – 21 febbraio 2021
Prima lettura (Gen 9,8-15)
Seconda lettura (1Pt 3,18-22)
Vangelo (Mc 1,12-15)

QuarB1LMercoledì scorso, con la celebrazione dell’imposizione delle ceneri, abbiamo iniziato un nuovo cammino di conversione, tempo di purificazione, di santità e di grazia, tempo di fede forte e di carità operosa; un tempo di cinque settimane, che viene indicato con il nome di Quaresima.

Oggi siamo alla prima tappa di questo cammino.

Non ci è dato sapere con certezza dove e come sia sorta la quaresima, sappiamo solo che si è andata formando attraverso uno sviluppo lento e progressivo, fino ad assumere la forma attuale.        

Le prime testimonianze di un periodo penitenziale preparatorio alla pasqua, le abbiamo già dalla metà del II sec.

Nella chiesa primitiva la celebrazione della pasqua era anticipata da uno o due giorni di digiuno, un digiuno che sembra fosse orientato non tanto alla preparazione della pasqua quanto piuttosto all’amministrazione al battesimo dato ai catecumeni, battesimo che, fin dall’inizio, veniva celebrato nella veglia pasquale.

La prassi del digiuno era, dunque, indirizzata innanzitutto ai catecumeni, successivamente venne estesa a tutta la comunità ecclesiale.

Nel III secolo, a Roma, la domenica precedente la pasqua era chiamata Domenica di passione.  Mentre nella Chiesa di Alessandria d’Egitto, si estendeva il digiuno per tutta la settimana precedente la pasqua.

Verso la fine del IV secolo, le settimane di penitenza salgono a sei e tutti coloro che desideravano essere riconciliati con Dio iniziavano il loro cammino di preparazione nella domenica della prima settimana (più tardi tale inizio verrà anticipato al Mercoledì precedente) e veniva concluso la mattina del Giovedì santo, giorno in cui ottenevano la riconciliazione. In tal modo i penitenti si sottoponevano a un periodo di preparazione che durava quaranta giorni. Da qui il termine latino Quadragesima, in italiano Quaresima.

I penitenti intraprendevano questo cammino attraverso l’imposizione delle ceneri e l’utilizzazione di un abito di sacco in segno della propria contrizione e del proprio impegno penitenziale (vedi la reazione degli abitanti di Ninive alla predicazione di Giona, cap. 3,1-9).

Tra il VI e il VII secolo si costituì un ulteriore prolungamento con altre due domeniche.

In sintesi: allo sviluppo della quaresima ha contribuito molto la disciplina penitenziale per la riconciliazione dei peccatori, e le esigenze sempreQuarB1w crescenti dei catecumeni, cioè di coloro che si preparavano al battesimo.

Pertanto l’evoluzione progressiva della quaresima, dopo tanti secoli, richiedeva un radicale rinnovamento.

Fu così che il Concilio Vaticano II (1962-65) ha semplificato, portandolo allo stato attuale, la struttura di questo tempo liturgico, restituendo alla quaresima, innanzitutto, il suo orientamento pasquale-battesimale; ne ha fissato il tempo con decorrenza dal Mercoledì delle ceneri fino alla messa “in Coena Domini” esclusa; viene chiamata “Domenica delle palme” o “della passione del Signore”, solo la Domenica che dà inizio alla settimana santa. In tal senso la settimana santa conclude la quaresima ed ha come scopo la venerazione della passione di Cristo a partire dal suo ingresso messianico a Gerusalemme.

La Quaresima è una preparazione pasquale nel senso che ci invita a ritornare alle radici, alle origini, da cui ha preso vita la nostra esistenza, cioè al battesimo.

La Quaresima è, dunque, un invito a vivere intensamente il battesimo.

Ogni prima domenica di quaresima ci viene proposto il vangelo delle tentazioni.

Quest’anno, identificato con la lettera B, seguiamo soprattutto l’evangelista Marco, il quale accenna soltanto alle tentazioni di Gesù.

5363Subito dopo aver raccontato il battesimo di Gesù nel Giordano, l’evangelista annota: “lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”.

Non vengono specificate le tentazioni. Semplicemente si parla di questo periodo di quaranta giorni, da cui deriva il nostro schema quaresimale, nel deserto, cioè come momento di ritiro, di riflessione, di decisione.

Gli accenni che l’evangelista fa alle bestie selvatiche e agli angeli, che servono Gesù nel deserto, sembrano richiamare una scena da… paradiso terrestre:  Gesù nuovo Adamo, vive rappacificato anche con gli animali feroci in una armoniosa comunione fra la natura e il mondo angelico; in questa comunione è riconoscibile la presenza stessa di Dio che trasforma in armonia la disarmonia del deserto, cioè di quell’ambiente inospitale, dove si vive male a causa della rottura delle buone relazioni tra gli uomini tra di loro e tra gli uomini e Dio.

Nella prima lettura, ci è proposto un brano della Genesi, dal cap. 9, che contiene la finale della lunga narrazione sul diluvio.

Quando si parla di diluvio universale, non dobbiamo pensare ad un fatto storico realmente accaduto; è, piuttosto, una immagine teologica, di qualche cosa che capita sempre, è una chiave di lettura per intendere la nostra storia: l’uomo, ribelle a Dio, rovina il mondo.

Nella rottura dei rapporti con il Signore, l’umanità, naufraga, va a fondo, tutto viene distrutto. Ma, essendo una storia di salvezza, non tuttiessere-felici annegano, non tutto viene distrutto; c’è un intervento di Dio che salva un piccolo gruppo, otto persone in tutto, come dice la seconda lettura, presa dalla prima lettera di San Pietro, per farne i capostipiti di una nuova creazione.

Da notare che, nel tempo di quaresima, la prima lettura non è collegata con il vangelo, come abitualmente succede, ma con la seconda lettura, mentre il vangelo segue un criterio a sé.

La seconda lettura richiama dunque la prima, dando una visione cristiana del tema teologico presentato nell’Antico Testamento.

Oggi, il libro della Genesi, ci propone l’alleanza che Dio ha fatto con Noè.

Finito il diluvio, il Signore promette a Noè: “non sarà più distrutta alcuna carne”, cioè alcun essere vivente!

È un impegno unilaterale: Dio solo prende su di sé l’impegno e come gesto simbolico, evoca l’arco posto sulle nubi.

L’autore, poeticamente, legge l’arcobaleno come l’arco di Dio, inteso come strumento militare, l’arco con cui lancia frecce contro l’umanità.

Ma Dio ha detto di mettere il suo arco sopra le nubi, cioè di non usarlo più per scoccare frecce contro l’umanità.

arcobalenoInfatti, se ci pensiamo, l’arcobaleno è in una posizione tale che è orientato verso Dio: l’arco non tira verso la terra, per colpire gli uomini, semmai Dio rivolge l’arma contro sé stesso.

È un impegno con cui Dio promette: non faccio più guerra all’uomo!

Nonostante l’uomo sia peccatore io non intendo distruggerlo, semmai prendo su di me le conseguenze del suo peccato!

Concludendo, ricordiamo l’invito che ci è stato rivolto mercoledì scorso, nella liturgia delle ceneri: “Vi supplichiamo, in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio”.

La chiesa, riprendendo le parole di San Paolo, ci ha rivolto un invito che non dobbiamo far cadere nel vuoto.

Prendiamo sul serio questo invito, approfittiamo per riconciliarci con Dio e con i fratelli, ora che ne abbiamo il tempo e la possibilità.

Non siamo soli in questo sforzo: Cristo viene con noi nel deserto per aiutarci a lottare contro il male che è dentro di noi; Lui, ci ha detto Pietro nella seconda lettura, è morto una volta per tutte, proprio per questo: per ricondurci a Dio, per rendere più facile il nostro cammino verso il Padre.

Nola, 19 febbraio 2021