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Voglio uscire allo scoperto e gridare al Signore: Se vuoi, puoi guarirmi”.
di frate Valentino Parente

 

 

 

VI domenica del tempo ordinario – anno B – 14/02/2021
Prima lettura (Lv 13,1-2.45-46)
Seconda lettura (1Cor 10,31-11,1
Vangelo (Mc 1,40-45)

 

1La Parola di Dio di oggi ci invita a riflettere su uno dei problemi più comuni al tempo di Gesù: la malattia della lebbra.

Questa malattia era tra le più terribili perchè era incurabile e contagiosa, con le relative conseguenze che il contagio comportava.

Era considerata la malattia per eccellenza con la quale si riteneva che Dio punisse i peccatori.

Per capire bene quello che avviene nel brano del vangelo di oggi, in cui si parla della guarigione di un lebbroso, è opportuno conoscere quello che prevedeva la Legge giudaica a proposito della lebbra e dei lebbrosi.

Il libro del Levitico, dal quale è preso il brano della prima lettura, è il testo che raccoglie tutta la normativa a proposito delle questioni sulla sacralità e sull’impurità.

Secondo questa normativa, se ad uno comparivano delle macchie sulla pelle, doveva presentarsi al sacerdote, il quale, espletando anche una funzione medica, doveva fare la diagnosi.  

Riconosceva il tipo di macchia e se diagnosticava la lebbra, scomunicava il malato, lo mandava fuori dalla comunità.

L’uomo colpito dalla lebbra doveva allontanarsi dalla famiglia, dalla sua casa, dagli amici, da tutta la comunità, e doveva vivere, isolato, fuori dell’accampamento.

«Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: Impuro! Impuro!”» (prima lettura).

Qualora il malato guariva, per poter essere di nuovo riammesso all’interno della comunità, doveva ripresentarsi al sacerdote, il quale esaminava la pelle, diagnosticava la guarigione e lo riammetteva nella comunità.

Questo prevedeva la legge di Mosè riguardo alla lebbra.

L’atteggiamento, apparentemente spietato, della legge di Mosè era dettato da una duplice preoccupazione:

- da un lato quella di difendere la popolazione, isolando l’infezione, e quindi la persona infetta, e impedendo che la malattia si trasformasse in9 epidemia;

- dall’altro, quella di affermare, e difendere, la santità di Dio e del suo popolo.

Nulla di corrotto doveva contaminare questa santità.

Tutto ciò che aveva attinenza con la morte era da tenere lontano dal Dio della vita.

La lebbra era, per antonomasia, corruzione, impurità, principio di di­sfacimento e di morte.

se-vuoi-puoi-purificarmiSi tratta di un concetto di santità che ha come elemento essenziale la purezza esteriore e ri­tuale. Gesù rovescia la concezione della santità e della purezza, riportando queste cose alla loro vera radice che è l’intenzione del­l’uomo: non ciò che l’uomo tocca, non ciò che entra in lui, non le mani sporche macchiano l’uomo, ma ciò che l’uomo pensa, ciò che esce dal suo cuore (cfr Mt 15,11ss.).

La guarigione del lebbroso, dopo la liberazione dell’indemoniato e la guarigione della suocera di Pietro, è il terzo miracolo che Gesù opera dall’inizio del suo ministero nella Galilea.

Uscendo dunque un lebbroso dal suo isolamento, trasgredendo la legge, si avvicina a Gesù gli si inginocchia davanti e lo supplica: Se vuoi, puoi purificarmi.

C’è una profonda professione di fede nel gesto e nelle parole del lebbroso: io so che tu puoi guarirmi, so che tu hai il potere di farlo, solo che tu lo voglia.

Ed ecco, qui segue una scena in totale contraddizione con tutto quello che suggeriva la Legge mosaica, secondo la quale il lebbroso doveva presentarsi al sacerdote, l’unico che poteva dichiararlo lebbroso o guarito dalla lebbra.

Infatti Gesù avendo compassione di quell’uomo, infrange la legge, tende la sua mano verso di lui, rischiando il contagio sul piano fisico, ma3 soprattutto l’impurità sul piano spirituale e morale e, cosa ancora più inaudita, pur potendo sanarlo da lontano, lo tocca, lui, l’intoccabile, nel senso letterale della parola, e… Lo voglio, sii purificato!.

E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Gesù è un provocatore e compie dei gesti intenzionalmente provocatori per attirare l’attenzione e poter comunicare il proprio messaggio.

Proprio questi gesti colpiscono i presenti ancora di più delle parole.

Per Gesù volere è potere: lo vuole, lo può e lo realizza!

E quando lo manda via, gli dice: “va’ a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro”.

Adesso che sei purificato, va’, presentati al sacerdote, osserva la Legge, va’ a farti vedere. Implicitamente c’è un annuncio: va’, perché si rendano conto che io reintegro le persone, io ridono la vita.

Mentre il sacerdozio dell’Antico Testamento poteva solo constatare la malattia e mandare via, Gesù ha il potere di curare in profondità.

Non è una accoglienza formale, ma è una autentica purificazione dell’uomo: Va’ a mostrarti al sacerdote, a testimonianza per loro, perché questa sia  una testimonianza di ciò che Gesù è in grado di fare.

2Congedando quel lebbroso, Gesù lo aveva invitato a non dire niente a nessuno, ma quello era talmente entusiasta di ciò che gli era capitato che non riusciva a stare zitto, e “si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città”.

Si era creata una fama tanto grande nei confronti di Gesù che dappertutto lo cercavano.

Quando Marco scriveva queste pagine, dopo la risurrezione di Gesù, la comunità cristiana comprese un insegnamento molto profondo, contenuto nel dialogo tra Gesù  e il lebbroso. Comprese che quell’episodio non riguardava più solo quel lebbroso, ma riguardava ciascuno di loro e tutta la comunità dei battezzati.

Questo vale anche per noi.

Oggi siamo noi che gridiamo al Signore:
Se vuoi, puoi guarirmi”.

Perchè è questo quello che il Vangelo vuole dirci: siamo tutti lebbrosi, tutti abbiamo bisogno della guarigione di Gesù.

Non si tratta più della lebbra del corpo ma di una lebbra molto più pericolosa, la lebbra del peccato.

Una lebbra che non si manifesta con la lacerazione fisica del corpo, ma con una lenta e inesorabile morte spirituale dell’anima.

Ecco perchè dobbiamo e vogliamo uscire allo scoperto, vincendo la paura e la vergogna, come fece quel lebbroso, e gridare anche noi al Signore: 6Se vuoi, puoi guarirmi”.

E ascoltiamo anche noi le parole di Gesù: “Va’ a mostrarti al sacerdote”, cioè: Va’, riconosci i tuoi peccati, riappacificati con te stesso e con Dio, e lì, e solo lì, in qull’incontro personale tra te e Dio, attraverso il sacerdote, possiamo riascoltare le parole consolanti di Gesù: “Lo voglio, sii guarito!”.

Nola, 13 febbraio 2021