Il 2021 arde di Speranza
Il 2021 arde di Speranza
di Martino Ariano
Il nuovo anno è iniziato all’insegna della speranza e del cambiamento.
Quest’anno, più degli altri anni, ognuno di noi con lo scattare della mezzanotte del 31 dicembre, ha riposto nell’anno nuovo una voglia di cambiamento e una forte speranza nella soluzione dei tanti problemi creati dalla stagnazione pandemica.
Si ha voglia di voltare pagina, di riprendere in mano la “vita normale”.
Si spera in un miglioramento, seppur graduale, della situazione che stiamo vivendo.
Speranza stimolata anche dall’arrivo dei primi vaccini e dall’inizio della compagna vaccinale.
Riflettendoci, la speranza e il cambiamento sono spesso interconnessi, interdipendenti: la speranza si concretizza solo se si opera un cambiamento e, viceversa, un cambiamento può essere frutto di una speranza resa reale.
Soffermiamoci sulla speranza, analizzandola in chiave artistica.
La speranza è un evergreen dei sentimenti e un must have nella vita dell’uomo.
Se nella mitologia greca si presentava sottoforma della dea Elpìs, in quella romana era Spes, la dea a cui rivolgersi solo in extremis
Non a caso il detto “La Speranza è l’ultima a morire” deriva proprio dall’interpretazione di uno romano “Spes ultima dea” (Speranza ultima dea).
Sono soprattutto i filosofi e i teologi a dibattere nel definire, inquadrare e rendere leggibile tale sentimento, tale emozione, tale virtù.
Utilizzata da letterati di tutti i tempi, diviene per la dottrina cristiana una delle tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità).
Iconograficamente la Speranza assume connotazioni fortemente cristiane.
In pittura è raffigurata come una donna vestita di verde, spesso assisa e con le mani giunte a preghiera e lo sguardo rivolto verso l’alto, verso Dio.
In scultura è una donna dalla forte espressività, che tradisce stanchezza e a tratti rassegnazione, spesso in piedi e più raramente con sembianze angeliche.
Gli attributi, i simboli, che l’accompagnano sono la catena, l’ancora, la corona di fiori e la fenice.
Ogni simbolo, ovviamente, ha un suo significato: la catena rappresenta l’unione e il legame con Dio; l’ancora simbologia l’ostacolo, il freno, il macigno che impedisce l’uomo di raggiungere Dio, la libertà, la serenità; la corona di fiori, rimanda all’incoronazione o al raggiungimento di un dato obiettivo; e, infine, la fenice, che comunemente simboleggia la rinascita, è nell’ottica cristiana emblema della Resurrezione di Cristo.
Si osservino in tal senso, tra i molti esempi possibili e oltre a quelli classici: lo Sposalizio mistico di San Francesco (1450 circa) di Sassetta; la Speranza (1470) di Piero del Pollaiolo; il trittico Virtù Teologali (1500) di un pittore anonimo umbro; l’angelica Speranza in una delle formelle della Porta sud del Battistero di Firenze (1330-1336) di Andrea Pisano; la statua in bronzo dorato della Speranza (1427-1429) di Donatello che decora la Fonte battesimale del Battistero di Siena; La Speranza (1541-1545) di Jacobus de Breuck (Jacques Du Brœucq) nella chiesa di Mons (Belgio); o il bassorilievo dell’Allegoria della Speranza (1792) di Antonio Canova.
Ma con un’ottica artistica e critica contemporanea, voglio presentarvi un’opera d’arte che secondo me rappresenta alla perfezione la Speranza.
Oltre alla forse già nota opera Girl With Balloon (2002) dell’artista Banksy, realizzata con uno stencil su un muro a Shoreditch (Londra) in cui si legge la scritta There is Always Hope e si vede una bambina lasciar andare un palloncino rosso a forma di cuore.
Voglio presentarvi un’installazione artistica poco conosciuta.
Mi riferisco all’opera Fire in a box (2010) del fotografo ed artista thailandese Tanapol Kaewpring.
Essa fa parte di una serie di immagini che vedono un cubo di vetro, contenente ogni volta un elemento naturale diverso, collocato in diversi luoghi.
Ma l’immagine più affascinante di tutte è senz’altro quella in cui il cubo di cristallo, collocato in una spiaggia lambita dal mare, racchiude e trattiene delle fiamme.
Tale immagine ci dovrebbe far riflettere: è un invito a sperare!
Le fiamme all’interno del cubo gridano speranza.
Le fiamme della speranza ci spingono a riflettere,
ci rendono inquieti e ci spingono a rompere le barriere ed andare oltre.
Fin dalla nascita siamo chiamati quotidianamente a confrontarci, a superare schemi, limiti, sfide di ogni tipo, tanto sociali quanto fisiche.
Questi schemi, limiti e sfide sono rappresentati dal cubo di cristallo.
Il quale, se da un lato ci permette, grazie al suo essere trasparente, di veder fuori ed attorno a noi, dall’altro al contempo ci ostacola, ci limita nel raggiungere qualsiasi cosa che si trovi aldilà del vetro.
Ma contemporaneamente al suo interno divampa il fuoco.
Quel fuoco siamo noi!
Siamo noi con le nostre passioni, i nostri sogni, desideri e progetti.
Dunque siamo tutti delle bellissime e potenti fiamme, rinchiuse spesso in grandi o piccoli cubi, che siamo soliti chiamare paure, paranoie, limiti, problemi.
Spesso ci facciamo divorare dalle nostre stesse fiamme, pur vedendo cosa c’è oltre quel muro di cristallo.
Ci arrendiamo dinanzi alla sua durezza e spesso qualcuno di noi neanche lo vede, tanto che è evanescente, tanto che acceca con la sua finta bellezza, vestita di cristallo.
Eppure una cosa è certa: ci limita.
Non dobbiamo mai del tutto fermarci, mai arrenderci, forse a volte dobbiamo solo saper aspettare, ma dinanzi alle tante difficoltà che ci piombano addosso, dopo averle comprese, ricordiamoci cosa siamo: siamo fiamme.
Nutriamo sempre queste fiamme, prestiamo attenzione a tenerle sempre accede, cerchiamo in tutti i modi di alimentarle.
Sappiamo solo noi, individualmente, cosa ci arde di più, cosa ci dà la forza di ardere, di rompere taluni schemi ed andare oltre.
Ricordiamoci di ARDERE
Vi auguro di ardere in questo 2021, anche se ancora da attendere.
Marzano di Nola, 11 ottobre 2021