sab 23 NOVEMBRE 2024 ore 04.14
Home Economia I passaggi procedurali per la caratterizzazione dei rifiuti

I passaggi procedurali per la caratterizzazione dei rifiuti
di Pasquale Falco

 

 

 

rifiuti5La corretta attribuzione del codice e della descrizione ad un rifiuto è una procedura fondamentale, poiché la non corretta codifica di un rifiuto può esporre a sanzioni. Molte volte, artatamente, si assegna un codice non corretto. Ad esempio si classifica come non pericoloso un rifiuto che invece lo è, per evitare di sostenere costi maggiori per lo smaltimento e garantirsi benefici illeciti. Questo tipo di reato ricorre molto spesso. La classificazione di un rifiuto, quindi, risulta molto delicata e va svolta obbligatoriamente dal produttore/detentore del rifiuto, sul quale, in modo esclusivo, ricadono le responsabilità in caso di errori di codifica.

 

Dopo aver brevemente illustrato la struttura dell’EER (Elenco Europeo dei Rifiuti) e del codice EER, è possibile riportare in dettaglio la sequenza di passaggi da seguire per effettuare la caratterizzazione di un rifiuto, vale a dire come assegnargli il codice e la descrizione adeguati.

  • Innanzi tutto occorre identificare nell’EER la categoria industriale che meglio rappresenta il settore produttivo da cui è scaturito il rifiuto da caratterizzare, consultando i capitoli da 01 a 12 e da 17 a 20;
  • successivamente, all’interno di quel settore produttivo, bisogna individuare la sotto-classe che meglio individua il sub-processo produttivo dal quale proviene il rifiuto da caratterizzare;
  • infine, all’interno della sotto-classe, occorre individuare il rifiuto che corrisponde al nostro rifiuto da caratterizzare, assegnando a quest’ultimo i relativi codice e descrizione;
  • durante l’effettuazione della procedura suddetta, occorre evitare, in questo primo passaggio, di scegliere, all’interno delle sotto-classi, i codici specifici dei rifiuti che terminano con le cifre 99.
  • Se nessuno dei codici delle classi da 01 a 12 o da 17 a 20 si presta per la classificazione del determinato rifiuto prodotto, occorre esaminare le classi 13, 14 e 15;
  •  quindi va ricercato all’interno di ogni singola sotto-classe di ciascuna delle classi 13, 14 e 15, quale rifiuto coincide con il rifiuto darifiuti3 caratterizzare ed assegnargli il codice e la relativa descrizione.
  • Se, dopo aver svolto questi passaggi, ancora nessuno dei codici consultati risulta adeguato, occorre individuare il codice appropriato da assegnare al rifiuto, valutando i rifiuti ricompresi nel capitolo 16.
  • Se, infine, un determinato rifiuto non è ancora classificabile neppure mediante i codici del capitolo 16, occorre a questo punto valutare nuovamente, all’interno di ciascuna sotto-classe produttiva di ogni classe da 01 a 12 e da 17 a 20, il rifiuto contraddistinto con la coppia di cifre finali 99 (rifiuti non specificati altrimenti) e dopo aver ritrovato quello che più si adatta al rifiuto da classificare, assegnarla come terza coppia di numeri del codice EER, preceduto dalle due cifre caratteristiche della classe 16 e dalle altre due della sottoclasse produttiva individuata.

A questo punto della descrizione della procedura, appare importante rilevare che è possibile che un determinato produttore può attribuire codici anche prelevandoli dalle classi diverse di quella caratteristica della propria attività.

Per esempio il settore agrozootecnico afferisce alla classe 02 (rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, preparazione e lavorazione di alimenti), ma può reperire i codici e le descrizioni da assegnare ai rifiuti prodotti, anche dal capitolo 15 (rifiuti di imballaggio, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi, non agricolturaspecificati altrimenti), dal capitolo 16 (rifiuti non specificati altrimenti nell’Elenco) o ancora dal capitolo 18 (rifiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate), in funzione delle varie fasi della produzione, e così via.

Un ulteriore aspetto di fondamentale importanza nella procedura di caratterizzazione di un rifiuto è quello rappresentato dalla necessità di valutare anche le caratteristiche di pericolosità.

Va ricordato al riguardo che la norma (art. 183 del TUA) definisce rifiuto pericoloso il rifiuto che presenta una o più caratteristiche di cui all’allegato I della parte quarta del TUA.

Tale allegato ha subito una serie di modifiche ed integrazioni, con nuovi concetti e definizioni della pericolosità, indicata non più con H (hazardous) ma come HP, hazardous property, enumerate da HP1 a HP15, in base all’allegato III della Direttiva 2008/98/CE, così come sostituito dall’allegato al Regolamento 2014/1357/UE e dall’allegato al Regolamento 2017/997/UE.

Tali caratteristiche sono state elencate nella seguente (tabella 1).

Caratteristiche di pericolosità – Allegato III Direttiva 2008/98/CE e ss.mm.ii.

Sigla

Definizione delle caratteristiche di pericolo per i rifiuti

HP 1

Esplosivo:

Rifiuto che può, per reazione chimica, sviluppare gas a una temperatura, una pressione e una velocità tali da causare danni nell’area circostante.

HP 2

Comburente

Rifiuto capace, in genere per apporto di ossigeno, di provocare o favorire la combustione di altre materie.

HP 3

Infiammabile

Rifiuto liquido infiammabile il cui punto di infiammabilità è inferiore a 60°C oppure rifiuto di gasolio, carburanti diesel e oli da riscaldamento leggeri il cui punto di infiammabilità è superiore a 55 °C e inferiore o pari a 75 °C.

HP 4

Irritante – Irritazione cutanea e lesioni oculari

Rifiuto la cui applicazione può provocare irritazione cutanea o lesioni oculari.

HP 5

Tossicità specifica per organi bersaglio (STOT)/Tossicità in caso di aspirazione

Rifiuto che può causare tossicità specifica per organi bersaglio con un’esposizione singola o ripetuta, oppure può provocare effetti tossici acuti in seguito all’aspirazione.

HP 6

Tossicità acuta

Rifiuto che può provocare effetti tossici acuti in seguito alla somministrazione per via orale o cutanea, o in seguito all’esposizione per inalazione.

HP 7

Cancerogeno

Rifiuto che causa il cancro o ne aumenta l’incidenza.

HP 8

Corrosivo

Rifiuto la cui applicazione può provocare corrosione cutanea.

HP 9

Infettivo

Rifiuto contenente microrganismi vitali o loro tossine che sono cause note, o a ragion veduta ritenuti tali, di malattie nell’uomo o in altri organismi viventi.

HP 10

Tossico per la riproduzione

Rifiuto che ha effetti nocivi sulla funzione sessuale e sulla fertilità degli uomini e delle donne adulti, nonché sullo sviluppo della progenie.

HP 11

Mutageno

Rifiuto che può causare una mutazione, ossia una variazione permanente della quantità o della struttura del materiale genetico di una cellula.

HP 12

Liberazione di gas a tossicità acuta

Rifiuto che libera gas a tossicità acuta (Acute Tox. 1, 2, o 3) a contatto con l’acqua o con un acido.

HP 13

Sensibilizzante

Rifiuto che contiene una o più sostanze note per essere all’origine di effetti di sensibilizzazione per la pelle o gli organi respiratori.

HP 14

Ecotossico

Rifiuto che presenta o può presentare rischi immediati o differiti per uno o più comparti ambientali.

HP 15

 

Rifiuto che non possiede direttamente una delle caratteristiche di pericolo summenzionate ma può manifestarla successivamente.


Tabella1

Anche sulla base del concetto di pericolosità/non pericolosità, i rifiuti dell’Elenco possono preliminarmente ed opportunamente essere differenziati in quattro diverse tipologie:

  1. rifiuti pericolosi in assoluto,
  2. rifiuti non pericolosi in assoluto, e
  3. i cosiddetti rifiuti a specchio, che si differenziano a loro volta in pericolosi e non pericolosi.

Vediamo nello specifico queste tipologie.

  1. I rifiuti pericolosi in assoluto si rinvengono esclusivamente nelle prime tre colonne dell’EER, recano, come carattere che ne segnala la pericolosità, un asterisco (*) dopo il codice e sono contrassegnati dalla sigla P (pericoloso) su campo rosso nella terza colonna. I rifiuti con questi codici in quanto automaticamente pericolosi in assoluto, possiedono almeno una delle caratteristiche di pericolosità elencate da HP1 a HP15.

Pertanto, il produttore deve identificare le appropriate caratteristiche di pericolo del rifiuto per il trasporto e la gestione successiva.

  1. I rifiuti non pericolosi in assoluto si rinvengono esclusivamente nelle successive tre colonne (4, 5 e 6), sono contrassegnati da codice a sei cifre senza asterisco e dalla sigla NP (non pericoloso) su campo verde nella sesta colonna; se non fa parte di un codice a specchio (vedasi lettera c), è automaticamente non pericoloso e non deve essere valutato ai fini della pericolosità.
  2. I rifiuti a specchio hanno la peculiarità di essere coperti da due o più codici EER, rappresentati da uno o più codici di rifiuti pericolosi e, in contrapposizione, a uno o più codici di rifiuti non pericolosi.

Dal momento che possono essere sia pericolosi che non pericolosi, nel primo caso saranno posizionati nelle prime tre colonne dell’EER e, oltre all’asterisco (*) dopo il codice, saranno contrassegnati dalla sigla SP (specchio pericoloso) nella terza colonna, questa volta su campo giallo; se invece risultano non pericolosi si ritroveranno esclusivamente nelle successive tre colonne (4, 5 e 6), saranno contrassegnati da codice a sei cifre senza asterisco e dalla sigla SNP (specchio non pericoloso), sempre su campo giallo, nella sesta colonna. In pratica, sono alternativi tra loro, si contrappongono o “si specchiano”, da cui la definizione di codici a specchio (figura 1).

figura 1Figura 1

In definitiva sulla base dell’Elenco possono esistere due tipi di rifiuti pericolosi:

1) i pericolosi conclamati, che nella definizione collegata al codice EER presentano uno specifico riferimento a sostanze pericolose, per esempio “contenenti composti organici clorurati”, “contenenti amianto”, “contenenti solventi organici”, per i quali è agevole assegnare almeno una o più caratteristiche di pericolosità della tabella 1, e

2) i pericolosi da valutare, che presentano nella definizione collegata al codice EER un riferimento generico a sostanze pericolose, del tipo “contenenti sostanze pericolose”.

Ed è solo per tale seconda tipologia che il produttore è obbligato all’esecuzione di analisi da parte di un laboratorio certificato per valutare la pericolosità del rifiuto.

Perchè un rifiuto, quale per esempio quello facente parte di una “voce a specchio”, è classificato come pericoloso solo se le sostanze pericoloserifiuti2 contenute raggiungono determinate concentrazioni (ad esempio, percentuale rispetto al peso) al di sopra di determinati limiti, tali da conferire al rifiuto una o più di quelle caratteristiche di pericolosità di cui alla Tabella 1.

Viene da chiedersi, a questo punto, quali sostanze devono essere ricercate e quando.

Un corretto percorso di individuazione delle caratteristiche di pericolo per via analitica necessita in prima istanza sempre di una approfondita conoscenza del processo produttivo e/o all’attività economica che ha generato il rifiuto.

Una volta note le sostanze pericolose potenzialmente presenti, si andranno a ricercare le concentrazioni di queste sostanze, e non di altre, che non risultano presenti nel ciclo produttivo che genera quel rifiuto.

Resta inteso che delle sostanze pericolose eventualmente presenti, al di là della conferma analitica della loro presenza, ne vanno verificate le concentrazioni in relazione ai valori di soglia indicati dalla norma.

Le analisi sui campioni devono essere effettuate secondo metodiche standardizzate o riconosciute valide e a livello nazionale, comunitario o internazionale.

rifiuti6Devono, inoltre, essere effettuate almeno ad ogni inizio attività e almeno ogni anno, e comunque ogni qualvolta intervengano modifiche sostanziali al processo di produzione.

Occorre segnalare come aspetto da non sottovalutare quello relativo alla responsabilità della corretta attribuzione del codice EER.

Essa ricade esclusivamente in capo al produttore/detentore, anche se eventualmente venisse affidata, ed effettuata operativamente parlando, a consulenti di fiducia: sono essi, infatti, i profondi conoscitori dei propri cicli produttivi e delle sostanze che vi entrano.

Al termine della carrellata effettuata sulla codifica dei rifiuti, va infine evidenziato che per un rifiuto è previsto un solo codice EER, sia esso pericoloso o non pericoloso: una volta che al rifiuto è stato assegnato il codice che gli compete, la classificazione è esaustiva e l’iter di classificazione è terminato.

Napoli, 16 gennaio 2021