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Il lockdown delle emozioni. La seduzione, sempre viva, dell’ arte.
di Martino Ariano

 

 

lock1Lockdown, parola che è diventata parte sostanziale della nostra quotidianità.

Tutta colpa di mister Covid-19 che ha, inizialmente, viaggiato in sordina e che poi all’improvviso è esploso, sorprendendo e paralizzando l’intera umanità.

Blocco di intere città, regioni, nazioni e confinamenti dapprima fisici, sociali, si sono convertiti in un blocco economico e culturale senza precedenti.

A cambiare è stata in particolar modo la comunicazione, anche perché il reale ha ceduto il posto al virtuale in ogni campo.

Il confinamento forzato ha riscattato il virtuale
come unico mezzo, economico e veloce,
per accorciare le distanze,
sopperire alla fisicità
e per comunicare.

L’ arte, ovviamente, non si è sottratta a tale trasformazione.

Essa è per natura, prodotto di emozioni, sensazioni, situazioni ed esperienze.

All’inizio, si è vista privata dei suoi spazi ed eventi: musei, gallerie, case d’asta, teatri, cinema, auditorium, mostre ed eventi culturali hanno chiuso le loro porte al pubblico.

La prima grande conseguenza.

Il primo blocco, essenziale, vitale per la cultura.

Senza la fisicità, senza il flusso turistico, senza i fruitori, sul mondo culturale è calato il sipario, il silenzio.

Per affrontare tale conseguenza, i vari enti culturali si sono visti costretti a rifugiarsi, a ricrearsi e ad utilizzare il mondo virtuale, finora considerato poco adatto ai contenuti culturali.lock23

E così si sono moltiplicati i profili social, interi archivi e collezioni hanno traslocato sulle più svariate piattaforme online, sono stati organizzati mostre ed eventi con tour virtuali, viewing room (“stanze” espositive, esistenti o no, fruibili in 3D), visite guidate, videoconferenze, dirette, webinar, corsi online.

Con la fine del lockdown, si sta gradualmente e a singhiozzo ritornando alla normalità.

I luoghi della cultura hanno riaperto le loro porte, seppur limitate e con misure di sicurezza, riconfermando l’importanza della fisicità nel mondo dell’arte.

Basti vedere il boom di visite della mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale a Roma, nonostante la sua possibile fruizione virtuale.

Ma non si fotografa solo questa tendenza, anche altre.

Tra queste c’è quella che vede città come Venezia, Firenze, Roma, a chiara vocazione turistica, semivuote, senza quei grandi, tipici e a volte estremi e dannosi flussi turistici, soprattutto stranieri, che le affollavano e le soffocavano.

Una boccata d’aria per questi musei a cielo aperto!

Un’altra tendenza post-pandemica è quella che vede molti italiani riscoprire l’entroterra, i luoghi isolati ed insoliti, i borghi, le riserve paesaggistiche, che dapprima sottovalutati, ritornano ad essere meta turistica, anche in un’ottica di distanziamento sociale e di maggiore tranquillità.

Piccole gemme culturali che ritornano a splendere!

Tante, infine, le iniziative locali, nazionali ed internazionali atte ad aiutare il settore culturale, soprattutto economicamente.

Nuovi termini, nuovi obblighi e limiti, nuovi modi di fare, nuovi mezzi, nuovi orizzonti – come quello virtuale per alcune realtà troppo legate al fisico o la scoperta di nuovi luoghi – hanno plasmato così la nostra nuova normalità.

tsangEmblema e corona di queste mie riflessioni è la scultura Still in One Piece III di Johnson Tsang.

L’artista cinese riporta in ceramica uno dei più forti cambiamenti subìti, soprattutto dal mondo occidentale, a causa di tale pandemia: l’uso della mascherina.

La scultura raffigura due mascherine, riprodotte fedelmente nei minimi dettagli, nell’atto di baciarsi.

L’opera rientra stilisticamente nella tendenza artistica contemporanea dell’Iperrealismo.

La capacità artistica di Tsang, inoltre, ci spinge oltre il reale.

Ci catapulta in un’altra e più nota tendenza contemporanea, il Surrealismo, con il suo indagare ed interpretare il subconscio, il mondo onirico e la poesia.

Infatti, non sono le mascherine le protagoniste dell’opera, ma è ciò che sta oltre.

La scultura, se si percepisce e ricostruisce la sua mimica, diviene un vero e proprio ritratto di un bacio, con una forte carica sensuale e poetica.

Ma dietro il gesto romantico, si cela un’intenzione, una provocazione, quella di sottolineare, evidenziare ed enfatizzare uno dei gesti che la nuova normalità, ha annullato o limitato.

La nuova normalità, fatta dalla paura del contagio, ha imposto all’uomo non soltanto un cambio di comunicazione, ma anche l’annullamento del lato fisico, gestuale, della comunicazione stessa.

Gesti naturali, prima ritenuti spontanei, ora risultano essere pericolosi, dannosi, veicoli di contagio e addirittura imbarazzanti e causa di polemiche.

Dal bacio ad un abbraccio, dal saluto guancia a guancia alla stretta di mano, tutta la fisicità si è congelata, pietrificata.

Azione fatta dall’artista con quest’opera, che pietrifica, direi ceramifica, il gesto umano più bello ed intimo, il bacio.

L’arte ha il potere di ridestare sensazioni,
emozioni che nel reale sono state annullate,
limitate, vietate o superate per tempo.

La visione di quest’opera ci insegna, o meglio ci ricorda, di andare oltre, di vedere o di capire le cose da un’altra prospettiva.

Il lockdown, ha contribuito ad un cambiamento molto profondo.

Nonostante tutto, sono certo che l’arte, la cultura, l’umanità non si possono ne devono essere pietrificate, messe in lockdown.

Se scegliete di pietrificare e non conoscere, modellare, ricreare, risolvere, ripartire.

Allora sappiate che a fermarsi non è solo l’economia, ma l’evoluzione stessa dell’umanità!

 Marzano di Nola, 7 gennaio 2022