Competenti Vs. Dilettanti. Ovvero, come si pensano comunicatori parlando dei loro brufoli.
Competenti Vs. Dilettanti. Ovvero, come si pensano comunicatori parlando dei loro brufoli.
di Andrea Tafuro
Umberto Eco in un articolo pubblicato all’interno di: “La Bustina di Minerva”, rubrica da lui iniziata sull’ultima pagina di “l’Espresso” nel marzo del 1985, così scriveva: “Lo studente stava dicendo che oggi esiste Internet, la Gran Madre di tutte le Enciclopedie, dove si trovano la Siria, la fusione fredda, la guerra dei trent’anni e la discussione infinita sul più alto dei numeri dispari. Gli stava dicendo che le informazioni che Internet gli mette a disposizione sono immensamente più ampie e spesso più approfondite di quelle di cui dispone il professore. E trascurava un punto importante: che Internet gli dice “quasi tutto”, salvo come cercare, filtrare, selezionare, accettare o rifiutare quelle informazioni.
Provengo dal mondo pre-Super8 e cambio marcia auto a doppio disinnesto (doppietta) e la parola democratizzazione usata e abusata da tutto l’universo mondo dei moderni narcisi digitali, inizia a darmi sui nervi.
In questa pazza campagna elettorale, ogni volta che mi fermo ad analizzare il tema per non finire anch’io nel girone degli odiatori seriali da web, mi ritorna in mente la “coda lunga” di Anderson.
L’espressione, in inglese The Long Tail, è stata coniata da Chris Anderson in un articolo dell’ottobre 2004 su Wired Magazine per descrivere un modello economico e commerciale, usato ad esempio da Amazon e Netflix, nel quale i ricavi vengono ottenuti non solo con la vendita di molte unità di pochi oggetti, ma anche vendendo pochissime unità di tantissimi oggetti diversi[1].
Quantunque per me doloroso devo farmene una ragione, il tempo del talento e della competenza è tramontato…per non dire delle hit parade.
L’unico argine veramente solido: le barriere in entrata costruite sullo studio e l’esperienza sul campo (gavetta?), si sono dissolte sotto la spinta del fiume della democratizzazione.
Vuoi pubblicare un libro? Non serve più l’editore.
Vuoi divulgare una tua opinione? Non ti serve un giornale.
Vuoi girare un cortometraggio? Non ti serve un produttore.
Vuoi fare politica? Improvvisa.
Finalmente liberi dalla dittatura di esperti e professionisti, i Dilettanti possono vagare nel mare magnum dell’esibizionismo comunicativo.
E c’è ancora chi si stupisce che, se le leggi le può scrivere il cucuzzaro della bancarella all’angolo, non si capisce perché le tesi non debbano essere fatte con il copia e incolla.
Il passaggio dal campo della cultura a quello della politica è facile facile: “Sé tutti sono capaci di fare tutto, perché qualcuno dovrebbe essere pagato perché sa fare bene qualcosa?”.
Cercasi dilettanti allo sbaraglio!
Il web avrebbe potuto essere una gran cosa se fosse stato utilizzato per portare a tutti la condizione del Parco Verde a Caivano, invece viene sfruttato per portare a tutti la proposta politica di improvvisati statisti da bar, privi di qualsiasi capacità, in grado di piratare le proposte altrui.
Così alla fine, la dittatura degli esperti sarà rimpiazzata dalla dittatura degli idioti, rappresentati come tante scimmie dotate di tastiera.
Autocompiacimento, selfpromotion, egocentrismo sono, infatti, tra le nuove credenziali che deve possedere il politico campano 20.20.
Il dramma è questo: stiamo costruendo una società di dilettanti.
C’è una scena in Sogni d’oro, film di Nanni Moretti del 1981, dove il protagonista, il regista Michele Apicella, dice: “Tutti si sentono in diritto, in dovere, di parlare di cinema. Tutti parlate di cinema. Tutti. Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Parlo mai di neuropsichiatria? Parlo mai di botanica? Parlo mai di algebra? Io non parlo di cose che non conosco…”.
Il panorama della politica campana, ma non solo quello della politica, è affollato da gente che pensa di saper comunicare, che pensa di saper gestire la Res Pubblica, scrivere un testo che sappia suscitare emozione, dipingere la storia, esattamente come ritiene di dover sapere tutto su un Gragnano rosso d’annata.
La ricerca del talento, delle capacità, della preparazione è come la ricerca della felicità.
Nel mondo che non c’è più si apprendevano grammatiche, saperi e tradizioni con la passione e il sacrifico che ti appagava e ti nobilitava.
Vi capisco cari politici, nella società del dilettantismo, dire tutto questo è un affronto, anche se non hai mai passato l’esistenza a occuparti di organizzazione politico/economica o di questioni giuridiche.
Si! Avete capito moto bene sono finite l’autorialità e le competenze.
Dilettanti dal passo felpato, siete entrati nella società del marketing e vi siete autoconvinti, a forza di selfie, che i mestieri creativi e quelli della comunicazione sono come gli alberghi esclusivi di Dubai.
Non ci vivi tutto l’anno, poco importa, ma è il modo più facile per fingere di avere talento e competenze.
Il risultato?
Avete figliato un cumulonembo talmente fosco per cui fare cose lontane da quello che veramente sarebbero utili alla società (…e al Parco Verde di Caivano) è molto sexy.
È il sexy toys di gente che, altrimenti si annoierebbe nel fare lavori apparentemente seri.
Che non vinca il dilettante, ma il competente!
[1] La teoria della coda lunga, così si esplicita: “Internet sta trasformando il mercato di massa e la cultura della ricerca di grandi successi commerciali in un mondo di nicchie infinite. I grandi successi commerciali (i blockbuster) stanno nella testa della curva delle vendite e si arrampicano sull’asse delle ordinate (y, vendite) come una pianta d’edera su una colonna. Questa testa è costituita da un numero relativamente basso di prodotti con un grande volume di vendite. Verso il basso, questa testa si distende e si allunga in una coda lunghissima che tange l’asse delle x (numero di prodotti) dove sono disposte le innumerevoli e sempre crescenti nicchie. Si chiama coda lunga perché è infinitamente estesa se paragonata alla ristrettezza della testa”.
Napoli, 16 settembre 2020