Recupero, Riciclo, Riuso. Per un sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) efficiente
Recupero, Riciclo, Riuso. Per un sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) efficiente
di Pasquale Falco
“I rifiuti mandano un doppio crudele messaggio:
ci dicono che le cose vengono usate con economica brutalità,
senza comprensione e sintonia, e che tutto ciò che non conserva
l’abbagliante luccichio del nuovo di zecca è semplicemente da buttare:
che terribile oracolo: l’usa e getta come canone fondamentale della nostra società!”
L’efficienza di un sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) ha come risultato strade e piazze sgombre dalla presenza dei fastidiosi e maleodoranti accumuli di rifiuti.
In Campania l’evidenza del buon funzionamento del sistema di gestione ha un significato ancora maggiore, atteso che con le ricorrenti crisi, più o meno cicliche, scatta immediatamente la gogna mediatica, a volte anche strumentale.
Il positivo momento costituisce una condizione preziosa da preservare nell’immediato e da mantenere a lungo con gli interventi necessari.
Ma come è strutturato, come funziona un sistema di gestione dei RSU e quali fattori ne condizionano l’efficienza?
Il Testo Unico Ambientale (D. Lgs 152/2006 art. 183 co. 1 lett. n) definisce la gestione dei rifiuti come un insieme di ben definite operazioni, vale a dire:
la raccolta,
il trasporto,
il recupero,
lo smaltimento.
Compresi il controllo di tali operazioni e gli interventi successivi alla chiusura dei siti di smaltimento/discariche.
Quindi, di tutte le citate fasi vanno a costituire un complessivo, interconnesso sistema di gestione dei rifiuti, la piena efficienza costituisce l’obiettivo finale cui deve tendere l’intero sistema.
Il livello di efficienza di un sistema di gestione di Rifiuti Solidi Urbani (RSU), però, dipende da una serie di diversi fattori; tra i principali si citano:
- Il rispetto rigoroso, o meno, dei criteri gestionali virtuosi dettati dalle norme ambientali;
- l’assetto impiantistico adottato e la sua completezza;
- le decisioni e i comportamenti assunti dagli attori che interferiscono più o meno direttamente con la gestione del sistema.
Nel merito del primo punto, il TUA (Testo Unico Ambientale D. Lgs 152/2006 art. 179) fissa l’ordine di priorità di ciò che costituisce la migliore opzione ambientale nella gestione dei rifiuti, tracciando la seguente gerarchia delle azioni:
a) prevenzione
b) preparazione per il riutilizzo
c) riciclaggio
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia
e) smaltimento.
Nel rispetto della gerarchia devono essere adottate le misure volte a incoraggiare le opzioni che garantiscono il miglior risultato complessivo.
Con questo modello gerarchico (fig. 1), innanzi tutto, si afferma il concetto che il rifiuto va inteso come risorsa, a cui applicare in sequenza varie tipologie di trattamenti.
Il fine è quello di limitare al massimo le quantità da smaltire in una discarica autorizzata, intercettando prima quantità sempre maggiori di materiali.
La prima azione consiste nella prevenzione della formazione del rifiuto/risorsa, questo passaggio presuppone l’adozione di nuovi modelli di consumo e di strategie produttive in grado di ridurre la quantità dei rifiuti già all’origine.
Ovviamente, quelle risorse/rifiuti che non potranno essere oggetto di azioni di prevenzione/riduzione vanno sottoposte a preparazione per il riutilizzo.
Questo secondo passaggio implica il prolungamento della vita utile di tali risorse grazie all’applicazione delle strategie per riutilizzarle come materie prime-seconde.
Di seguito, le risorse, che non possono essere soggette a preparazione per il riutilizzo, vanno sottoposte a riciclo; quelle che non si possono riciclare sono avviate ad altre forme di recupero.
Prioritariamente si opterà sempre per un recupero di materia, attraverso il compostaggio, per esempio, e poi energetico, attraverso la digestione anaerobica e la termovalorizzazione.
Alla fine, in corrispondenza del livello meno virtuoso (eppure anch’esso necessario), ciò che non può essere sottoposto ad altre forme di recupero, cioè il vero rifiuto, quello non recuperabile, va a smaltimento in discarica controllata.
Per quanto concerne il secondo fattore, un moderno ed efficiente sistema di gestione di RSU è costituito da varie tipologie di impianti che operano in stretta sinergia tra loro: ogni tipologia di impianto costituisce il singolo anello di un’unica catena.
Una dotazione impiantistica minimale comporta che una disfunzione momentanea o appena prolungata anche di uno solo di tali impianti si riverbera sull’intera filiera.
Il rischio concreto è quello di innescare situazioni emergenziali e momenti di crisi.
Si pensi, ad esempio, alla sosta per manutenzione straordinaria di un termovalorizzatore o alla rapidità di esaurimento della volumetria di una discarica.
Napoli, 14 luglio 2020