Fare Pasqua significa darsi la possibilità di ricominciare da capo
Fare Pasqua significa darsi la possibilità di ricominciare da capo
di frate Valentino Parente
Fare Pasqua significa letteralmente: operare un passaggio.
Quel passaggio che si realizza quando lascio un modo di pensare/agire/vivere
e ne adotto uno nuovo, adotto la novità portata da Gesù. Quella novità che prende forma
ogni volta che riesco a vincere il male con il bene,l’odio con l’amore, l’offesa con il perdono…
Fare Pasqua significa darsi la possibilità di ricominciare da capo.
Fare Pasqua significa ritornare al Signore con la gioia nel cuore
perché convinti che il suo amore è ben più grande dei nostri errori.
“Non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici”.
Gesù nella Pasqua ha superato sé stesso, dando la vita non solo per gli amici,
non ne aveva molti quando è morto, ma anche per i nemici, affinché diventassero amici.
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. (Vangelo di Giovanni vv. 20,1-9)
La scena evangelica si apre con la figura di Maria di Magdala che si reca al sepolcro di buon mattino.
Appena giunta al sepolcro vede che la pietra posta all’ingresso, una lastra pesante come ogni morte e ogni separazione, è stata ribaltata.
Non entra e corre subito da Pietro e da Giovanni: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro!», grida, trafelata. E aggiunge con tristezza: «Non sappiamo dove l’hanno posto».
La tristezza di Maria per la perdita del Signore, anche solo del suo corpo morto, è uno schiaffo alla nostra freddezza, alla nostra indifferenza e alla nostra dimenticanza di Gesù anche da vivo.
Oggi, questa donna ci dice che solo con i suoi sentimenti nel cuore è possibile incontrare il Risorto.
Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, corrono verso il sepolcro vuoto.
È una corsa che esprime bene l’ansia dell’uomo di oggi.
È necessario riprendere a correre!
La nostra andatura è diventata troppo lenta, appesantita dall’amore per noi stessi e dal timore di dover abbandonare vecchie abitudini, ormai senza senso.
“Correvano insieme tutti e due ma l’altro discepolo (cioè Giovanni, apostolo e autore del vangelo) corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”.
Giovanni, essendo più giovane, arriva per primo al sepolcro, ma per delicato rispetto verso Pietro, considerato ormai la guida del gruppo, non entrò ma si affacciò dall’ingresso. “Giunse intanto anche Simon Pietro ed entrò nel sepolcro e vide le tele giacenti e il sudario che gli era stato posto intorno al capo, non giacente con le tele ma arrotolato nello stesso luogo. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”.
Giunse per primo alla tomba il discepolo “che Gesù amava”: l’amore fa correre più veloci.
Pietro entrò per primo e osservò un ordine perfetto: le bende stavano al loro posto come svuotate del corpo di Gesù e il sudario arrotolato nello stesso luogo (dove e come era stato posto). Non c’era stata né manomissione né sottrazione: Gesù era come scomparso nelle sue stesse bende.
Entrò anche l’altro discepolo e «Vide e credette», nota il Vangelo.
Cosa vide Giovanni, che lo portò a credere nella resurrezione di Gesù? Giovanni era stato presente alla sepoltura del Maestro e aveva ben osservato come il suo corpo inerme era stato bendato, e adagiato sulla pietra; per cui quando entrò nel sepolcro evidentemente “vide” che non erano stati sciolti i legamenti che tenevano il lenzuolo sul corpo di Gesù, ma che il corpo del Maestro era come scomparso all’interno stesso della fasciatura, facendo sì che il lenzuolo e i legamenti che lo tenevano stretto al corpo si afflosciasse su se stessi.
Gli apostoli si erano trovati davanti ai segni della risurrezione, avevano incontrato il Cristo Risorto, dopo la pasqua e si lasciarono toccare il cuore.
A tutti l’augurio che possiamo festeggiare la risurrezione non solo il giorno di pasqua ma ogni giorno, perchè ogni giorno dobbiamo impegnarci a risorgere dai nostri peccati, dalle nostre mediocrità, dalle nostre indifferenze.
Napoli, 11 aprile 2020