dome 22 DICEMBRE 2024 ore 19.55
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RENZI, SE NON ORA, QUANDO?
di Luigi Antonio Gambuti

Abbiamo perso il futuro e la vita è senza spessore. Così abbiamo chiuso la nostra recente riflessione sulle vicende politiche italiane. Richiamando Fitoussi, ci chiediamo : allo stato dei fatti cosa ci resta da dire?
Ecco, lo stato dei fatti. Cosa è cambiato in questi ultimi giorni? Lo stato dei fatti, ovvero il quadro della situazione, è rimasto incorniciato nella stessa quadratura, fermo nella sua liturgia.
Niente si è mosso nel senso del rinnovamento, dell’approccio sistemico alla soluzione dei problemi, dell’avvio di una speranza di futuro che non sia fondata solo su promesse e su parole. E la campitura di sfondo ripete le stesse trame d’una volta, checché ne dicano Renzi e i suoi sostenitori.
La fretta del rottamatore s’è allentata nei gorghi del sistema. Frena, gli hanno detto, fai le cose con calma tanto il tempo è a tuo favore, perché le anime morte di via del Nazzareno sono lì ad aspettare che la corrente ti trascini via.
Sta trattando in queste ore il rottamatore, protagonista d’una avventura carica di attese. Ce la farà il fiorentino a stare meglio del pisano e a fare bene per dare l’avvio alla ripresa del Paese, alle riforme istituzionali, alla crescita economica, allo sviluppo sociale, al risanamento finanziario e via trattando con gesti, parole e frasi che hanno ormai perso di senso nel vocabolario consumato delle recitazione politico-partitiche di questi ultimi tempi?
Nulla è cambiato in questi giorni, solo la speranza di riuscire. Ri-uscire, venir fuori, a rivedere la luce in fondo al buio, noi tutti nessuno escluso, costretti ad annaspare nei gorghi d’una crisi mai risolta, non meritata e non voluta. E’ questo lo scoglio che nella irresponsabile condotta delle vicende di questi ultimi tempi, ha devastato il corso della storia.
Crisi di valori, crisi di rapporti, crisi di certezze, crisi di bene, inteso quest’ultimo come l’approccio tenero al fratello e ai suoi problemi, come mano protesa per condividere ciò che le briciole scomposte della vita quotidiana fanno tra pranzo e cena il trascorrere del giorno e l’avvicinarsi insonne della notte.
Una crisi (ma non significa crescita la parola?) che ha devastato tutto e tutti. Ha sconvolto le coscienze e tormentato la rete della società civile, tirando all’esasperazione tutti coloro i quali ne sono stati colpiti, vittime silenziose ed incolpevoli di giochi giocati altrove e scaricati pesantemente sulle spalle di ignari giocatori.
Vedi le piazze. Dalle risse parlamentari si sta passando ai massacri di piazza sanguinosi e violenti. Dal parlamento ucraino alla piazze di Kiev dove si contano i morti; dalle scorribande di palazzo dei nostri onorevoli signori alle proteste ed ai suicidi, alle invasioni dei Bros sul palco di Sanremo – una oscenità di spese incompatibili coi tempi che corrono- il passo breve ci può portare in altri luoghi a scontare altre situazioni. Non se ne può più. Fa paura vedere le serrande chiuse per ristrutturazione ed inventario, maschere pietose per coprire i fallimenti ; fa paura pensare che milioni di famiglie che stentano la fame sono costrette a commettere reati per sopravvivere e campare alla giornata.
Di tutto questo nessuno si preoccupa più di tanto, e se lo fanno, si tratta solo di parole, perché sentiamo e leggiamo delle solite manfrine. Siamo stanchi sinanche di ascoltare, redigere e commentare.
Ce la farà Renzi a cambiare verso al Paese? Il “sistema etico” che ha fatto rotolare certezze, prestigio e dignità verso l’abisso del non ritorno berlusconiano? O non si farà fagocitare dal novello padre della Patria, stritolato tra il finto Alfano e le corazzate tardoimperiali del cavaliere?
Cosa bisogna pensare di ciò che avviene in questi giorni durante le consultazioni per gli accordi di potere? E perché proprio la patrimoniale non si tocca, mentre tutto il resto si pone in discussione e a quale prezzo si accetta la non belligeranza di Berlusconi? Come si realizzerà il cambiamento se a fare sistema sono sempre, gira gira, le stesse persone portatrici dello stesso peccato originale?
Renzi l’Urano, Renzi il Crono troverà pur’esso un Giove sulla sua strada? La capacità del Partito Democratico di autodistruzione- vedi il caso Prodi- verrà messa in mora dal “demolition man” segretario fiorentino? O non sarà lui stesso a fare la stessa fine?
Letta il paziente, ha vissuto come se “ogni giorno fosse l’ultimo da vivere” e l’ha vissuto dignitosamente; Renzi l’asfaltatore ha preso al volo l’indecisione del partito dando la spinta al rinnovamento cogliendo l’occasione- carpe diem come il poeta epicureo-; il cavaliere disarcionato è ritornato a correre negli ambulacri del potere, bagnando le sue croste nella zuppa delle trattative; Grillo si esprime, tratta, ritratta e resta fermo sulle sue posizioni. A fronte di tutto questo il Paese attende, stordito e preoccupato, attende di vedere la luce promessa in fondo al buio.
Se non ora, quando?, citando Primo Levi; se non ora quando, riusciremo a riveder le stelle, prigionieri come siamo d’un sistema politico in metastasi socio-valoriale e malauguratamente economica, che è tuttora nelle mani di grisaglie incartapecorite, di personaggi corrotti adusi alle manovre di palazzo curate dagli stessi soliti manovratori?
La piazza dell’Indipendenza nel cuore di Kiev così come si presenta, dovrebbe far pensare. Qui da noi, finito il carnevale dell’ operazione relativa al toto ministri, messo a segno il programma del rinnovamento della classe dirigente; assecondata la moda del rinvio, staremo a vedere se la “smisurata ambizione” del segretario fiorentino darà i frutti tanto attesi. Ancora citando Primo Levi: se non ora, quando?.

Napoli, 22 febbraio 2014