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Inversione dei ruoli.
di Giulia Di Nola

Da quando le donne sono entrate a far parte del mondo lavorativo è cambiato in toto il nostro stile di vita e di conseguenza anche gli andamenti familiari hanno subito trasformazioni.

Negli anni ‘50 quasi nessuna donna lavorava occupandosi, in prevalenza, della cura della prole e di quella della casa. La donna, regina del focolare domestico, l’uomo, addetto al sostentamento della famiglia; la mamma educava i figli, li seguiva in tutto, anche nel fare i compiti, dettava le regole e dispensava all’occorrenza abbracci, baci, ma pure sonore sculacciate. Il papà, il pater familias, sedeva a capotavola ed era una figura poco vissuta dalla prole, incuteva timore e obbedienza esigendo rispetto incondizionato e in genere era molto distaccato. Tutti ne riconoscevano, moglie compresa, l’autorità.

Il ‘68 è stato l’anno delle rivoluzioni e del femminismo; le donne hanno smesso d’essere gli angeli della casa, rivendicato nuove posizioni, conquistato la parità dei sessi e cominciato a lavorare assentandosi per ore dalla famiglia e la crescita dei figli fu demandata, per lo più, ai nonni.

Anche i padri, però, hanno smesso d’essere lontani dalle loro creature; hanno iniziato ad appropriarsi di atteggiamenti specifici delle madri diventando più affettuosi e amorevoli, facendo sentire il calore d’un bacio e quello d’un abbraccio, trascorrendo più tempo a giocare e a divertirsi con loro.

Giungendo, poi, ai nostri giorni la figura paterna ha quasi del tutto sostituito quella della madre; questa, infatti, è l’era del “mammo”. Il mammo aiuta e collabora, specie in presenza di un neonato, nella gestione domestica e nell’accudire i figli: cambia il pannolino, lava il biberon, stira, prepara pranzi e cene, dà la poppata e molto altro.

A patto che la mamma resti sempre la mamma, perché di mamma ce n’è una sola, io spero che l’uomo, fragile e per certi versi superato, resti non solo padre, ma maschio.

Una inversione di ruoli può determinare una inversione di generi!

Napoli, 14 luglio 2017