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Poggioreale sempre nel degrado, va meglio a Secondigliano: i Radicali tornano nelle carceri di Napoli
di Fabrizio Ferrante

I militanti dell’associazione Radicali per il Mezzogiorno Europeo hanno condotto quattro visite ispettive tra il nove e il dieci novembre, in altrettante carceri campane: venerdì nove a Poggioreale e Secondigliano, l’indomani a Pozzuoli e Fuorni.

Per quanto riguarda le ispezioni nelle due carceri napoletane di Poggioreale e Secondigliano, ecco i numeri emersi nella giornata di venerdì nove novembre. Si parte da Poggioreale dove i detenuti sono 2284 (in circa 1.700 posti) di cui 277 stranieri. Un dato più alto rispetto a quello rilevato dai Radicali durante l’ultima visita ispettiva nel periodo di Pasqua, quando i ristretti erano 2193. Vi sono inoltre 17 educatori e 711 agenti della Polizia Penitenziaria. Se per i detenuti si può ancora parlare di sovraffollamento, le guardie sono in numero inferiore rispetto ai 928 che compongono la pianta organica.

Sul fronte strutturale, la sala colloqui è in fase di ristrutturazione ed è stato previsto un meccanismo di distribuzione automatica dei biglietti per accedere agli incontri coi detenuti. Tutto ciò col fine di rendere più agevole il flusso dei parenti in visita ai ristretti. Inoltre, dopo l’inaugurazione del Padiglione Genova (94 posti) avvenuta un anno fa, anche il Padiglione Venezia sta vedendo conclusa la ristrutturazione. I lavori dovrebbero terminare a febbraio 2019 e a quel punto ci saranno 65 nuovi posti in celle totalmente rimesse a nuovo. Alla ristrutturazione hanno contribuito due docenti della facoltà di Architettura della Federico II di Napoli. Sono inoltre disponibili fondi per ristrutturare (segnatamente intonaci e pittura delle pareti) i padiglioni Salerno, Napoli (tra i peggio messi assieme al Milano) e il centro clinico San Paolo.

Per quanto riguarda i lavoratori dietro le sbarre, al momento sono impegnati 270 detenuti (di cui cinque in articolo 21, tre presso il provveditorato e due all’esterno, a Portici in una scuola e ad Ercolano presso la cooperativa Siani). Finanziato inoltre il progetto della pizzeria (attesa per la prossima estate) con annessa formazione per 43 ristretti. I corsi avverranno nel padiglione Firenze, in cui vi sono lavori che impiegano altri due detenuti, col fine di creare il salone per formare i pizzaioli. In cantiere un progetto per la nascita di una lavanderia, sempre con l’obiettivo di dare lavoro al più alto numero possibile di detenuti. Infine, grazie all’aiuto di padre Valletti, ci sono due borse lavoro destinate ad altrettanti detenuti che coltiveranno un piccolo appezzamento di terreno interno alla struttura.

L’istruzione a Poggioreale conta al momento su scuola elementare, due corsi di scuola media e due corsi per i primi tre anni dell’istituto tecnico, che diventano cinque per i detenuti del padiglione Avellino. Si segnala infine un’iniziativa dell’Associazione Nazionale Magistrati, rivolta a giovani magistrati col fine di avvicinarli, tramite una serie di incontri in struttura, al mondo carcerario.

La visita ha comunque messo a nudo (ancora una volta) aspetti drammatici: muffe alle pareti, nelle stanze come nei bagni; docce fatiscenti al padiglione Milano in un ambiente sporco e malsano; recenti episodi di ratti rinvenuti nelle celle e un aumento dei suicidi nel 2018. Non a caso c’è chi come Pietro Ioia ha recentemente inaugurato una raccolta di firme con la sua associazione degli ex detenuti, con l’obiettivo (forse velleitario ma degno di nota) di chiudere “il mostro di cemento”.

Al termine della visita, la direttrice Maria Luisa Palma ha confermato che, al netto di una struttura fatiscente, i problemi più annosi da risolvere riguardano il sovraffollamento e un numero ancora insufficiente di progetti di avvio al lavoro. Il sovraffollamento causa malessere fra i detenuti che reclamano celle singole, finendo talvolta per preferire l’isolamento anche a seguito di sanzioni disciplinari per il rifiuto di rientrare in cella. La direttrice di Poggioreale ha rivolto infine un appello alla società civile, ribadendo il ruolo chiave di associazioni, imprese e singoli cittadini nel successo delle iniziative volte al reinserimento dei detenuti, affermando che “c’è tanto su cui investire qui a Poggioreale”.

Per quel che riguarda il carcere di Secondigliano, la situazione è apparsa migliore rispetto a Poggioreale non solo dal punto di vista strutturale, quanto da un clima sereno che difficilmente si può riscontrare nell’ambiente descritto sopra. Eppure anche a Secondigliano c’è sovraffollamento: in 1021 posti (620 stanze) ci sono 1400 detenuti. Quasi tutte le celle sono da due, eccetto che nel reparto Mediterraneo dove alcune celle sono da quattro con due letti a castello. La struttura impiega dodici educatori e 595 agenti, la metà rispetto a una pianta organica di 1080. Circa il 10% dei detenuti sono stranieri. I detenuti in regime di media sicurezza godono del regime delle celle aperte dalle 8 alle 19:45, mentre quelli in alta sicurezza solo dalle 9 alle 15:30 con in più l’ora di socialità tra le 17 e le 18.

L’istruzione a Secondigliano è presente con scuola media e superiore, segnatamente con i cinque anni di commerciale e alberghiero. Partirà inoltre un polo universitario con dipartimenti in giurisprudenza, economia e commercio, scienze politiche, scienze della formazione, erboristeria e scienze dell’educazione. Un progetto che non vuole limitarsi a fornire un’istruzione di tipo universitario ai detenuti ma vuole fornire loro gli strumenti culturali per emanciparsi tramite l’elevazione culturale. Ai 76 ristretti che sono iscritti ai corsi, infatti, sarà chiesto di condividere spazi come biblioteca, aula studio e sala lettura ma anche un percorso di vita. I ristretti saranno seguiti da docenti della Federico II e da alcuni studenti tutor. A commento dell’iniziativa, la direttrice Giulia Rossi ha dichiarato che: “Vogliamo dare quel quid in più alla mera istruzione”.

Sul fronte lavoro, al momento sono impegnati 250 detenuti circa. In particolare nella lavorazione dell’orto, nella gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata nel carcere. Secondigliano si avvia ad essere un’eccellenza nel settore della lavorazione dei rifiuti e a tal proposito sono previste tre piattaforme esterne per ferro e legno, materiali elettronici e compostaggio di qualità. Nel reparto Adriatico è inoltre attivo un corso per elettricisti, finanziato con la cassa ammende. La magistratura di sorveglianza è presente nei limiti del possibile ma occorrono sollecitazioni da parte del carcere, poiché c’è preoccupazione per le autorizzazioni in materia di ricoveri sanitari. A Secondigliano è presente l’unica articolazione di salute mentale a Napoli che comprende 18 posti. Anche la dottoressa Rossi, come la sua collega Palma di Poggioreale, si è rivolta ai privati, alle associazioni e alle aziende affinché investano nei progetti di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti, puntando sulla loro formazione come forza lavoro specializzata.

Napoli, 11 novembre 2018