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Elezioni Politiche 2018. Uno tsumani che fa sperare.

di Tina Pollice

Per cominciare, ha votato circa il 77% delle persone aventi diritto al voto. Quando v’è da dire basta, quando non si può che risalire dal fondo, e si deve, allora il popolo dimostra tutta la sua indipendenza ed il suo potere. Anche a dispetto di una ulteriore “riforma elettorale” molto discutibile, con aspetti incostituzionali, che giocoforza hanno imposto. M5S prima forza politica in Italia, la coalizione di destra sfonda al centro, crolla il PD, sparisce la sinistra. Il Movimento 5 Stelle diventa il primo partito superando agevolmente il 30% e sfondando al Sud (44,80 %), dove annienta il Pd e le destre governanti. La prima coalizione diventa il centro-destra, che a trazione ed egemonia leghista è ormai destra-centro, sconfinando in quelle che erano le regioni “rosse” e conquistando collegi in Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche, ponendo seri problemi di governabilità progressista per Regioni, che, mai avrebbero pensato di veder trionfare candidati di destra e di vedersi superati dalla Lega ex Nord, diventata Partito nazionalista capace di contendere a Fratelli d’Italia l’elettorato di destra ed estrema destra e togliendo addirittura i rifornimenti ai fascio-nazisti di Casapound e Forza Nuova. Troppi errori, e aggiungerei con arroganza, quelli commessi dai “partiti tradizionali” errori che non si digeriscono. Vogliamo ricordare quelli che riguardano il Sud, il Mezzogiorno? Lo ha scritto molto bene il giornalista Gian Antonio Stella: tutti, sia destra che sinistra, dal 2008 al 2014 sono stati colpevoli di aver buttato via per decenni decine e decine di miliardi di fondi europei. Usando meglio i soldi, sprecati in regalie clientelari a pioggia, tutte le regioni della Repubblica Ceca hanno oggi un Pil pro capite superiore a tutto il nostro Sud e così l’intera Slovenia e l’intera Slovacchia. La regione bulgara Yugozapaden, nel 2000 aveva un Pil al 37% della media europea e in tre lustri ha sorpassato tutto il Mezzogiorno, arretrato fino a un disperato 60% della Calabria, mangiando 50 punti alla Campania, 56 alla Sicilia, 64 alla Sardegna. E non si può dimenticare l’irrisolta questione dei rifiuti e lo scandalo dell’avvelenamento delle popolazioni del triangolo Terra dei Fuochi. Ed ancora la questione morale, la difesa ad oltranza per gli eletti dei propri diritti acquisiti permettendo l’annullamento di diritti acquisiti della stragrande maggioranza dei cittadini ( vedi legge Fornero). Insomma le classi dirigenti tutte, del Sud del Centro e del Nord, di destra e sinistra, han fatto di tutto per guadagnarsi la disistima se non il disprezzo dei cittadini. Sotto le macerie del terremoto elettorale del 4 marzo resta il Partito democratico, spinto testardamente nel baratro dalla folle corsa al centro del suo segretario Matteo Renzi che, non contento del disastro del referendum sulle trivelle e della tragedia di quello sulla Costituzione, ha portato, insieme al suo stuolo di yes-woman e yes-men, quello che fu il più grande partito della Sinistra europea al peggior risultato della storia. Renzi perde al nord a vantaggio della Destra e del M5S e al sud le sue liste piene di personaggi indecenti sono state spazzate via da un Movimento 5 Stelle che si impadronisce di un elettorato stufo di una vecchia politica fatta dai soliti rottami collusi che Renzi aveva proclamato di rottamare in quattro e quattr’otto. Non ha pagato la svolta centrista che è arrivata all’assurdo di costituire una “coalizione di “centro-sinistra” riuscita nell’impossibile impresa di realizzare in provetta  alleati (+Europa della Bonino, Lista Civica della Lorenzin e Insieme alla quale ha sciaguratamente aderito ciò che resta dei Verdi) più a destra del Pd che non hanno nemmeno superato il quorum. La gente, il popolo, i cittadini nell’unico giorno nel quale contano per davvero hanno espresso la propria volontà. La rottamazione è avvenuta davvero, è stata brutalmente eseguita dall’elettorato sin quasi all’eutanasia. Una rottamazione spietata che, oltre al re dei rottamatori, ha rottamato i suoi avversari interni (LeU), usciti dal PD come sempre troppo tardi e male, ma questa, è da sempre la storia della sinistra italiana post-PCI. Una rottamazione che ha rischiato di azzerare completamente la Sinistra da un panorama politico italiano che oggi è irriconoscibile come dopo uno tsunami. Dalle sconfitte, anche gravissime come questa, si può e si deve ripartire. Nella speranza che la volontà espressa dagli italiani, forte e chiara, venga rispettata bisogna che con umiltà si faccia un passo indietro e si permetta che braccia, cuori e cervelli freschi ed integri sgombrino le macerie dello tsunami e ricomincino a ricostruire il futuro checché  se ne dica e  si pensi.

Napoli, 5 marzo 2018