MA QUANTO E’ FICO QUELLO LI’….
MA QUANTO E’ FICO QUELLO LI’….
di Carlo Gimmelli
INDAGATI, IMPRESENTABILI, EX ABIURATI, FIGLI E FRATELLI DI: L’ASSALTO AD UNO SCRANNO STA TRASFORMANDO LA CORSA ELETTORALE CAMPANA IN UN FOLKLORISTICO CIRCO BARNUM.
Ad una settimana dal voto lo spauracchio delle urne vuote e la forbice tra l’ex ortodosso Fico e il suo campo larghissimo e il viceministro meloniano Cirielli pare restringersi a poco più di sei punti.
Un margine ancora rassicurante per l’armata Ficodeluchiana ma Roberto non si fida e allora via libera ai cacicchi, capibastone e galoppini del voto porta a porta, gli stessi che Miss Elly voleva schiacciare e buttare fuori dal partito e con cui è stata costretta ad una pace armata.
Ma, si sa, la realpolitik è roba diversa dalle teorie universitarie e la “capa” del PD ha dovuto imparare i virtuosismi della capriole dialettiche per non perdere la faccia e il partito.
L’ordine perentorio è mantenere la Campania ad ogni costo, un cambio di colore della regione, che De Luca ha trasformato in una cassaforte di voti e di consenso, potrebbe costare caro a livello nazionale.
Ormai prescritti i tempi eroici in cui attaccava frontalmente i dinosauri del consenso clientelare (De Luca ma anche il socialista Giani in Toscana) e la “decrescita infelice” del non voto che ha attecchito anche a livello locale alle roccheforti rosse, ha ammorbidito Elly che prima ha dato le chiavi del partito in Campania a Piero De Luca (unico candidato!) poi ha dato il via libera al Principe di Salerno che ha dispensato ai fedelissimi (la sua capo segreteria Almerina Bove messa al vertice dell’Avvocatura regionale) un po’ di nomine last second in ambito sanitario (alcune ritenute illegittime e sospese dal Tribunale di Napoli), per tacere del concorsone ASL Napoli 3, in piena campagna elettorale dopo che lo stesso De Luca lo aveva sospeso a tempo indeterminato per sospetti di compravendita di posti.
Ma il vero Gattopardo della competizione è senza dubbio l’ineffabile Fico: un vero doroteo 3.0, resteranno probabilmente iconici gli abbracci e i baci con il vecchio nemico De Luca dopo dieci anni di insulti reciproci.
Ci sono ex rottamati, attuali e futuri impresentabili nelle liste del campo largo che sostengono il Masaniello di Posillipo come candidato presidente della Campania: un carrozzone più che un campo largo dove entrano fedelissimi, figli di, imputati, parenti di boss.
L’ex presidente della Camera vuole vincere e imbarca chiunque. Agogna allo scranno che fu dell’arcinemico Don Vincenzo, oggi alleato indigesto, ma imprescindibile per battere le destre. La sua lista sarà decisiva per il risultato finale.
Insomma il solito fritto misto (di pesce!) pur di non consegnare la Campania al centro destra che quasi gongola, guardando l’arrembaggio alla caravella fichiana, sognando un risultato ancora oggi improbabile, ma che fino a pochi mesi fa pareva irrealizzabile.
Le frasi che negli anni il gattopardesco Fico ha pronunciato contro il sistema dei dinosauri arraffoni della politica sono da museo del bestiario politico, eccone alcune: “Il PD è il nemico pubblico numero uno del paese”, “Vergognoso che Forza Italia candidi gente come Cesaro, “Giggino ‘a purpetta”, con la probabilità di voto politico mafioso, persone che hanno fatto e faranno male al territorio”, “De Luca? Impresentabile”, tacendo del “sistema” Mastella, oggetto in un passato recente degli strali dell’ex Savonarola.
Ebbene oggi anche Pellegrino Mastella, erede politico del più camaleontico dei reduci della Prima Repubblica sale sul gozzo e si candida nel confortevole collegio di Benevento, roccaforte elettorale di papà Clemente.
Abbattuto, infine, l’ultimo totem del più ortodosso dei grillini: gli impresentabili. Un tempo bastava una multa non pagata per finire nel girone dei reietti politici, oggi ci si aggrappa al garantismo che fa tanto prima repubblica.
Roberto glissa su Maria Grazia Di Scala, Noi Riformisti, rinviata a giudizio per tentata concussione; nessun imbarazzo per Rossella Casillo (incensurata), nella lista di De Luca, moglie di Pietro Scotti, nipote di quel Pasquale Scotti, ex braccio destro di Don Raffaele Cutolo e segreto testimone della trattativa tra i Servizi e la N.C.O. per la liberazione del consigliere DC Ciro Cirillo, rapito dalle B.R.; tra l’altro il papà di Rossella è il potente Tommaso Casillo, presidente di SORESA, la cassaforte della spesa sanitaria campana.
Lunga la lista degli indagati al vaglio della commissione antimafia tra cui spiccano i nomi di Carmine Mocerino (voto di scambio), Franco Picarone (associazione a delinquere), Enzo Alaia (corruzione in concorso) e Marcello De Rosa (condanna per falso).
Poi ci sono i candidati indagati “A testa alta”, per De Luca senior: il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, Carmine Nocerino e il fedelissimo dello sceriffo Luca Cascone. L’altro suo pretoriano indagato, Franco Picarone, nei guai per questioni di sanità, lo sceriffo invece l’ha piazzato al Pd.
Certo i (pochi) nostalgici del Movimento necessiteranno di travasi di bile, ricordando le immagini cult di Fico, neo presidente della Camera, che esordì pretendendo di recarsi al lavoro in autobus creando il panico tre gli agenti della scorta costretti, tra giornalisti, utenti e curiosi, a fare capannello sul mezzo pubblico all’ora di punta. Ovviamente la messinscena durò solo un giorno e da allora il “cittadino” Fico non ha più rinunciato all’auto blu.
Ne ha fatta di strada il ragazzo del Vomero, un po’ borghese un po’ centro sociale, che partì dai meetup al Dugout, il pub scavato nel tufo giallo di Mergellina, che voleva aprire il “Parlamento come una scatoletta di “tonno” : dall’autobus al gozzo, dall’uno vale uno all’auto blu.
Montanelli avrebbe chiosato: “In Italia il ridicolo non uccide, altrimenti avremmo una strage al giorno”.
Napoli, 15 novembre 2025




