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Home Cultura 1 Febbraio conquista del voto libero e segreto. Un giorno di festa...

 

E’ del 1 febbraio 1945 il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 che estende alle donne il diritto di voto.

di Tina Pollice

L’estensione porta la firma di Umberto di Savoia, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, anche se fu solo un anno più tardi che le donne ebbero la possibilità di essere elette, oltre che eleggere. In Italia il percorso che portò all’estensione del voto alle donne cominciò solo all’indomani dell’unificazione, avvenuta nel 1861, e comprendeva le donne che avessero compiuto la maggiore età (all’epoca 21 anni).
Il primo articolo del decreto recita: Il diritto di voto è esteso alle donne .
Già nel 1793 vi erano stati tentativi di sensibilizzazione a seguito della “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine” un manifesto dedicato  all’assai detestata regina austriaca Maria Antonietta firmato da Olympe de Gouges drammaturga francese la cui affermazione più celebre è stata: “Se una donna ha il diritto di salire sul patibolo, ha ugualmente il diritto di salire in tribuna” per rappresentare il popolo. Com’è possibile, che la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” del 1789 non contemplasse anche i diritti delle donne, coloro che avevano contribuito, al pari degli uomini, a fare la Rivoluzione (per esempio marciando su Versailles o con la presa della Bastiglia)? Per questo fu ghigliottinata. Sostanzialmente per quei tempi l’unica colpa di Olympe era essere donna precursore di parità.
A 154 anni dalla “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine” in Italia le donne poterono votare. Una prima volta che assunse una valenza  maggiore poiché avvenne in occasione del Referendum del 2 giugno 1946 in cui gli italiani furono chiamati a scegliere fra Monarchia e Repubblica.
Sulla carta, le donne italiane già votavano – solo per le amministrative – sin dal 1924. Benito Mussolini aveva loro riconosciuto il diritto di voto al fine di dimostrare che non temeva l’elettorato femminile ma fu solo un atto di pura demagogia, in quanto la dittatura aveva già deciso la proibizione di qualsiasi elezione per comuni e province, sostituendoli con i podestà ed i governatori.
Il diritto di voto alle donne fu introdotto nella legislazione internazionale nel 1948 quando le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come stabilito dall’articolo 21:
“1 Chiunque ha il diritto di prendere parte al governo del proprio paese, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti”.
“3 La volontà del popolo dovrà costituire la base dell’autorità di governo; questa sarà espressa mediante elezioni periodiche e genuine che si svolgeranno a suffragio universale e paritario e che saranno tenute mediante voto segreto o mediante procedure libere di voto equivalenti.”

Il suffragio femminile viene anche esplicitamente considerato un diritto sotto la Convenzione sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Contro le Donne, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979.

Il 2 giugno del 1946 le donne votarono per il Referendum istituzionale e per le elezioni della Assemblea costituente. Sui banchi dell’Assemblea costituente sedettero le prime parlamentari: nove della DC, nove del PCI, due del PSIUP ed una dell’Uomo qualunque.

1 Febbraio 2014

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