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Risparmiatori responsabili per essere socialmente responsabili
di Matteo Tafuro

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E’ possibile, nel mondo del turbo capitalismo sfrenato, avere un ritorno finanziario e nello stesso tempo originare, un efficace e duraturo, impatto socio-ambientale dagli investimenti?

Generare tale effetto positivo, è il principio alla base dell’ impact investing, una strategia di investimento sostenibile e responsabile (o SRI) che si sta diffondendo sempre più nel corso degli ultimi anni.

Confermano questa crescita i dati per il 2017 raccolti dal Global Impact Investing Network (GIIN) l’organizzazione internazionale di riferimento per l’impact investing, nel recente rapporto annuale dedicato all’analisi dei principali trend di mercato.

L’Annual Impact Investor Survey 2018 si basa sulle risposte di 229 investitori rappresentati principalmente da gestori di fondi, banche e fondazioni, il 47% in USA e Canada e il 30% in Europa occidentale. Nell’insieme, i rispondenti hanno destinato $228 miliardi di asset in investimenti a impatto socio-ambientale.

Nello scorso anno hanno investito $35,5 miliardi, per un totale di 11136 operazioni, di contro gli 82 soggetti che hanno partecipato all’indagine anche nel 2013 hanno registrato un aumento dei volumi del 27% rispetto a 5 anni fa. Questa dinamica non sembra trovare, per ora, un argine: i rispondenti hanno espresso l’intenzione di aumentare dell’8% il capitale investito in progetti di impact investing nel 2018. Secondo il Rapporto i principali settori d’intervento sono stati: servizi finanziari (19%), energia (14%) e microfinanza (9%). Inoltre è da sottolineare che, dal punto di vista geografico gli investimenti si sono concentrati in USA e Canada (20%), in America Latina e Caraibi (16%) e in Africa Subsahariana (12%).

La Commissione Europea, attenta alle dinamiche finanziarie, ha pubblicato lo scorso 8 marzo 2018, il Piano d’Azione sulla finanza sostenibile, dove illustra le misure che la Commissione intende adottare per orientare il mercato dei capitali verso un modello di sviluppo sostenibile, inclusivo e in linea con gli impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi sul clima.

Il documento recepisce gran parte delle raccomandazioni dell’High-Level Expert Group on Sustainable Finance.

Le misure introdotte dalla Commissione puntano a:

  • orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili;
  • gestire in modo più efficace i rischi finanziari che derivano dal cambiamento climatico, dal consumo di risorse, dal degrado ambientale e dalle disuguaglianze sociali;
  • migliorare la trasparenza e incoraggiare un approccio di lungo periodo delle attività economico-finanziarie.

 

Altro importante contributo per uno sviluppo sostenibile dei mercati finanziari viene dall’ Eurosif – European Sustainable Investment Forum, organizzazione europea la cui missione è la promozione dello sviluppo sostenibile attraverso i mercati finanziari.

Eurosif lavora in collaborazione con i Sustainable Investment Forum (SIF) nazionali, con il diretto supporto della loro rete di Soci, che comprende oltre 500 organizzazioni europee attive nel settore degli investimenti sostenibili, tra cui: investitori istituzionali, asset manager, fornitori di servizi finanziari, index provider, società di ricerca e analisi ESG, per un totale di oltre €1.000 miliardi di asset in gestione.

Eurosif è anche membro fondatore della Global Sustainable Investment Alliance, la coalizione dei più grandi SIF su scala mondiale. Le principali attività di Eurosif rientrano negli ambiti: policy pubbliche, ricerca e creazione di piattaforme per promuovere best practice in ambito SRI.

L’Eurosif, identifica sette principali strategie per selezionare i destinatari del finanziamento:

Esclusione di settori o attività controverse.
Dai possibili destinatari dell’investimento sono esclusi, totalmente o sulla base di una soglia massima di ricavi realizzati da operazioni controverse, gli emittenti (principalmente imprese) coinvolti in attività ritenute dannose per la società, come la produzione di alcol, tabacco, armi, coinvolgimento nel gioco d’azzardo e pornografia, o per l’ambiente, come la produzione di organismi geneticamente modificati, l’energia fossile e nucleare.

Rispetto di norme e standard internazionali.
Vengono esclusi dai possibili investimenti gli emittenti (imprese e Stati) accusati da fonti autorevoli di gravi violazioni di norme internazionali legate a temi ambientali, sociali e di governo (Environment Society Governance - Esg), quali il rispetto dei diritti umani, delle convenzioni internazionali sulla biodiversità o la corruzione. Tra le principali norme cui si fa riferimento vi sono le Convenzioni, quali la Convenzione internazionale dei diritti civili e politici o quella sull’abolizione del lavoro forzato, e i progetti definiti in sede Onu o presso le sue Agenzie (tra cui Ilo, Unep, Unicef, Unhcr, Global Compact).

Selezione Best-in-Class Esg.
Un voto Esg, attribuito agli emittenti (imprese o Stati), ne riassume l’esposizione a rischi di natura ambientale, sociale e di governo e la capacità di gestirli in modo tempestivo ed efficace. Vengono privilegiati gli emittenti con un voto più alto all’interno di un gruppo omogeneo, secondo l’approccio Best-in-Class. A differenza delle strategie precedenti, questo approccio non esclude a priori uno specifico settore, un’attività o un Paese, ma privilegia gli emittenti che soddisfano al meglio determinati criteri Esg ritenuti importanti dai gestori degli investimenti.

Investimenti tematici.
Gli investimenti vengono indirizzati verso aree o attività legate allo sviluppo della sostenibilità. Gli investimenti tematici si focalizzano su cambiamenti climatici, efficienza energetica, gestione delle risorse idriche, salute e altro.

Integrazione.
Questa strategia prevede che i gestori del risparmio, quali Etica Sgr, svolgano un’analisi esplicita, sistemica e costante degli emittenti secondo le variabili Esg, che risultano parte integrante dell’analisi e della decisione di investimento. Questa strategia occupa un posto centrale nella definizione degli investimenti sostenibili e responsabili.

Engagement.
Questa strategia prevede che l’investitore crei e sviluppi un rapporto strutturato, costante e di lungo periodo con il management delle imprese oggetto di investimento al fine di portare all’attenzione eventuali fattori di rischio Esg e spronarla nel migliorare il profilo socio-ambientale. L’engagement si può concretizzare attraverso attività di dialogo con le imprese o di voto in assemblea degli azionisti (azionariato attivo) aventi ad oggetto questioni Esg. Anche questo approccio, come la selezione Best-in-Class, non esclude a priori uno specifico settore, attività o azienda.

Impact investing.
Questa strategia prevede l’investimento in imprese, organizzazioni o fondi ideati con l’obiettivo principale di realizzare un impatto ambientale e/o sociale positivo e il vincolo di ricercare un ritorno finanziario sostenibile, tendenzialmente almeno superiore all’inflazione. Fanno parte di questa strategia, per esempio, gli investimenti in imprese sociali, operanti nel campo dell’assistenza sociale, della sanità, della cultura, della tutela ambientale, del sostegno alle fasce sociali a rischio o in istituzioni di microfinanza o in progetti di social housing. Dal momento che i target di questa strategia non sono mai imprese quotate su borse regolamentate, raramente gli strumenti più idonei per realizzarla sono fondi comuni d’investimento.

Nel contempo si cerca di tracciare un profilo del risparmiatore responsabile italiano attraverso uno studio di mercato. L’ultima indagine pubblicata è l’aggiornamento di una ricerca svolta nel 2013 , avente l’obiettivo di analizzare come sono cambiate le attitudini dei risparmiatori e degli investitori, la loro propensione ad investire in prodotti SRI e l’importanza che attribuiscono ai temi sociali, ambientali e di governance.

Lo studio si propone, inoltre, di indagare le aspettative e il grado di consapevolezza dei risparmiatori rispetto a queste tematiche, nonché i canali di comunicazione e di informazione preferenziali per i prodotti finanziari e per quelli SRI in particolare, con riferimento al ruolo della banca, dell’assicurazione e del consulente finanziario. L’indagine, infine, mira ad analizzare come si sono evoluti i criteri adottati nelle decisioni di investimento e la propensione a tenere maggiormente in considerazione gli aspetti ESG (Environmental, Social and Governance) nella scelta dei prodotti finanziari.

Nola, 18 settembre 2018